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L'oscura insensatezza del cuore umano
Che piacere ritrovare lo Stephen King dei vecchi tempi, o quasi.
Si perche', a mio avviso, raggiungere le vette invalicabili di capolavori assoluti come Shining sara' probabilmente impossibile, ma riscontrare che il celebre scrittore si avvicina ai migliori risultati dei primi bei romanzi anni '70/'80 e' una vera bella notizia.
L'ultimo libro e' un poker di racconti (di cui almeno due romanzi brevi) molto diversi tra loro, accomunati pero' tutti dalla geniale capacita' del maestro (del brivido naturalmente, per restare nel clichè) di rappresentarci quattro disperati che si rendono protagonisti di azioni efferate ed omicidi in nome di una speranza, di un progetto, di una sopravvivenza.
Anche la persona piu' mite, una volta angheriata dalla sgradevole consorte (un "1922" quasi straziante), o la scrittrice stuprata fin quasi alla morte ("Maxicamionista" un cult x una possibile trasposizione cinematografica in salsa tarantiniana) , o ancora il mite bancario con i giorni contati ("la giusta estensione" - breve incubo senza fine), o infine la casalinga che scopre di convivere da decenni con un efferato assassino ("un bel matrimonio", storia di ordinaria follia omicida seriale) - puo' trasformarsi in belva feroce e attaccare per non essere attaccata, in modo da avere salva la vita.
In fondo l'autore ha sempre ritenuto che noi tutti non siamo altro che esplosivi innescati che la mala sorte puo' far scatenare senza preavviso. Ognuno dei personaggi sopra citati inoltre mantiene, nella spregiudicatezza delle proprie azioni, una umanita' che li rende tutto sommato sempre delle figure positive, anche perche' i cattivi, quelli veri in questo romanzo, fanno davvero paura...
E poi questa perfetta capacita' di rappresentare l'inquietante periferia americana - culla di mostri e teatro di efferati crimini impuniti - e' il trait-d'union dell' intera opera del genio del Maine.
Ottima infine, a mio giudizio, la traduzione di Wu Ming 1, che contribuisce alla perfetta riuscita del libro.