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"Napoli, capitale dell'anima".
Dopo aver letto il "vocabolario napoletano di effetti personali" (così recita il sottotitolo del divertente saggio di Erri De Luca), ho ricordato quella famosa frase di Luciano De Crescenzo che faceva : "Dovunque sono andato nel mondo, ho visto che c'era bisogno di un poco di Napoli". Ecco, Napoli è Napoli, città unica, dove non esiste una parola dialettale che indichi la noia. E di parole e detti dialettali napoletani De Luca ne sciorina ben 101, accompagnati da significativi disegni e spiegati con ironia, sapienza frizzante e note storiche che spaziano dalla fondazione della città da perte dei Greci fino ai tempi moderni, guerre mondiali comprese. Si comincia con " 'A capp' abbascio" che indica il moto del cadere, e qui De Luca inizia a intrattenere il lettore con una esperienza personale, quella di una assistente di volo che, alla richiesta del suo nome, rispose "Karim" (in napoletano "cadiamo") , spaventando a morte i passeggeri. E si continua poi, in ordine alfabetico, con Allucco (strillo), Ammappucciato ( stropicciato) , Ammuina ( baraonda apparente: qui voglio citare un mio ricordo, il famoso ordine di un ammiraglio della flotta borbonica, "facite ammuina", per dare l'impressione di un gran darsi daffare, in presenza del sovrano, senza nessuna pratica utilità). E via di questo passo. Alcune espressioni sono ben note anche a chi non è napoletano (ad esempio: Iamm' , Omm' e niente, Pazziare, Scètate, Scuccia', Zeffunno"...), altre invece sono veri e propri neologismi, incomprensibili a chi non è del posto ( Artéteca, Bafuogno, Cusetore, Frantellicco, Ggrare, Paparacianno, Sbafantiello, Secutasòrece, etc. : lascio al lettore la sorpresa di capirne il significato). Ogni voce è accompagnata da un commento, serio o scherzoso, dell'autore, e, come già accennato all'inizio, da ricordi di momenti storici importanti vissuti dalla città di Napoli: i tempi dei Borboni, con il sovrano disperato per la scarsa combattività delle sue truppe, anche cambiando divisa (" comm'e vieste 'e vieste, tanto fuieno sempe!"), le emigrazioni di fine Ottocento e primi Novecento (" pe' terre assai luntane" !), i bombardamenti nella seconda guerra mondiale e la fuga nei rifugi ( e la nonna dell'autore, che seraficamente non si muoveva dalla sua camera da letto), l'insurrezione popolare del '43 e la cacciata dei tedeschi, l'arrivo degli Americani e l'ospitalità dei napoletrani in cambio di vettovaglie, la VI flotta nel porto di Napoli ed i commerci in dollari al posto della lira, gli anni della Repubblica e la sopportazione paziente di diffamazioni gratuite. Non mancano riferimenti frequenti alle più belle poesie di Salvatore Di Giacomo e Raffaele Viviani, alle canzoni di Roberto Murolo, ai film di Totò e di Eduardo De Filippo.
Insomma, citazioni, ricordi familiari, storia napoletana: tutto scorre nelle pagine frizzanti e colte di Erri De Luca. Tanto da far scrivere allo scrittore e regista Stanislao Nievo: " Se ci fosse una capitale dell'anima, tra oriente e occidente, tra sensi e filosofia, tra onore e imbrogli, avrebbe sede qui".