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Piccoli infarti scampati per miracolo
«A volte la soluzione sembra plausibile solo in questo modo: sognando. Forse perché la ragione è pavida, non riesce a riempire i vuoti fra le cose, a stabilire la completezza, che è una forma di semplicità, preferisce una complicazione piena di buchi, e allora la volontà affida la soluzione al sogno.»
Raccolta composta da undici racconti, “Piccoli equivoci senza importanza” trae origine da i molteplici luoghi che Antonio Tabucchi ha avuto modo di osservare durante la sua esperienza di vita, di viaggio, mixati alla propria immaginazione. Ecco perché, alla mutevolezza delle scene sussegue anche la mutevolezza delle circostanze narrate. Non troverete mai, se deciderete di leggere questo breve testo, un racconto simile ad un altro perché nel suo semplice dipanarsi, il volume dona piccole perle di riflessione dal contenuto eterogeneo e la forza disarmante. Passerete quindi dai lutti agli equivoci, dal rancore e alle nuvole, alle stanze, ai treni che vanno a Madras, al cambio di mano.
Dal punto di vista stilistico non manca, ancora, il classico marchio del pisano: battuta dopo battuta ciascun testo è ricco di magia, misticità, enigma. L’inquietudine fa da cornice al mistero che si apre nelle pagine, il risultato è quello di un’opera surreale di grande bellezza.
«Ma a lei perché interessano le storie altrui? Anche lei deve essere incapace a riempire i vuoti fra le cose. Non le sono sufficienti i suoi propri sogni?»
Piccola riflessione personale: la scomparsa di Tabucchi è stata una vera e propria perdita per il panorama culturale e letterario italiano, è un piacere e una fortuna potersi ritrovare tra le mani ancora opere meno note. Nel mio caso, questo testo mi ha riservato una doppia sorpresa perché oltre alla piacevolezza e all’arricchimento che vi è insito, appena aperto, ho scorto la dedica del letterato a una persona, di nome Mario (e io mi chiamo Maria, ho sfidato l’arresto cardiaco, lo giuro, anche perché era notte e confesso di averci letto proprio Maria piuttosto che Mario) che anni orsono deve aver avuto modo di incontrarvisi in chissà quale circostanza. E anch’io, come quest’ultimo uomo di lettere, ho il rammarico per quei componimenti che non riuscirò a leggere prima del termine della mia vita. Ad oggi ringrazio per quelli che ho avuto la fortuna di assaporare e far miei, e ringrazio per la duplice sorpresa che questo libricino mi ha riservato. Che cosa bella è la lettura, che cosa bella.
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Commenti
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Tabucchi è un grande scrittore, ma i racconti non fanno per me : ho bisogno di più tempo ad entrare nelle storie.
Emilio, ti confesso che i racconti non fanno impazzire nemmeno me, di solito tendo a centellinarli per essere sicura che quelli che avrò tra le mani siano effettivamente meritevoli. Questi sono metafisici, mistici, surreali, ricordano De Chirico, Dalì e al tutto si somma la penna di Tabucchi. Una chicca.
Laura, entusiastissima e ..... w la letteratura. Ogni giorno che passa ne sono sempre più convinta e propensa.
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