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La guerra dei Murazzi
 
La guerra dei Murazzi 2018-01-10 09:27:20 ornella donna
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
ornella donna Opinione inserita da ornella donna    10 Gennaio, 2018
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Le esistenze minime dei Murazzi

Correva l’anno 1997 a Torino. Ai Murazzi, bellissimo luogo di Torino, si combatteva una guerra. Si combatteva tutte le notti, giù per le scalinate. Italiani contro magrebini, magrebini contro albanesi, buttafuori contro albanesi, buttafuori contro ultras, gestori dei locali contro l’amministrazione comunale. Fino a quando c’è stato il morto. E assieme ad Abdellah Doumi, inghiottito dal fiume dopo una rissa, mentre decine di persone gli riversavano addosso bottiglie, insulti, e persino un aspirapolvere, è morto un pezzo di città. Qualcuno rideva ed Abdellah andava giù, fino a farsi dimenticare. Oggi quella storia è riemersa, ed è finito nel racconto che dà il titolo all’ultimo libro di Enrico Remmert, e si chiama La guerra dei Murazzi, e mette in fila le esistenze minime di chi scappa e di chi resta nell’era delle grandi migrazioni di massa.
Il libro è composto da quattro racconti lunghi, scritti ed elaborati con particolare maestria. Storie vere, autentiche, affascinanti e profonde. Storie di immigrazione, di identità , vagabondaggi e culture. Uno spaccato di vita vera ed autentica per una città bellissima, ma intimamente difficile, complicata e assai complessa.

Conosciamo la vicenda di Florian, approdato in Italia nel 1991 da Tirana, attraverso cui si concretizza una città bella, vivace, ma anche le incomprensioni e le difficoltà con le altre comunità e le altre culture che abitano la città. C’è il racconto sulla rivolta dei Balseros, a Cuba, nell’estate del 1994, coincidente con il terzo grande esodo anti-castrista verso Miami, descritta con maestria del grande reporter, una testimonianza di autentico new-journalism alla Hunter S. Thompson, dove l’intreccio narrativo non è mai relegato in secondo piano e le piccole cose del quotidiano prendono forza centrale per raccontare una vicenda sociale dalla grande drammaticità. Poi ci sono un parrucchiere giapponese, un gruppo di hooligan inglesi, due serbi allevatori di cani e molti altri personaggi, in storie dove anche chi appare per un semplice cameo assume importanza fondamentale: nulla è lasciato al caso.

In definitiva il racconto di

“esistenze minime”,

di persone che si situano nello sfondo della società, ma non per questo meno importanti o affascinanti. Un libro forte ed autentico, che racconta di “tanti tra i tanti”, di esseri umani qualunque, ma per questo dimostrazione di un fascino intellettuale intenso e profondo.

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