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Tante vite, tanti amori
Dieci racconti irriverenti: ogni racconto è una storia d’amore e di passione, di struggimenti, di felicità e malinconia. Emerge in ciascuno lo scollamento tra il desiderio e l’appagamento del desiderio, tra speranza e sconfitta. Una sequenza di inizi e di finali. Sì, un romanzo, pur se scandito in racconti che ammalia con l’idea che l’amore, anche se atteso, precario, incerto, è fonte di emozione profonda e val la pena sempre di essere vissuto.
“L’addio” iniziale è quello di un bambino che il primo giorno di scuola lascia la mano della mamma, mentre nell’addio finale un uomo esce piano dalla vita familiare e coniugale per tornare nei territori dell’infanzia. Pare di leggere un romanzo di formazione erotica e sentimentale: un ginnasiale è tormentato da quesiti filosofici e teologici. Enrichetto abbandona i sogni quando dalla periferia romana diventa commesso in un negozio di alta moda nel centro e ritrova, dopo tanti anni la ragazza ormai donna, di cui si era invaghito, involgarita, scostante, immiserita nel fisico e nella mente. Per il camionista solitario, il rapporto con Edvige, una specie di Circe mediterranea, si rivela una trappola dolorosa. E ancora, un anziano impazzisce e scambia la moglie per la mamma. Il desiderio e il tramonto del corpo si arrendono nel ricordo, nello struggimento e nella fantasia. I protagonisti maschili, ingannati dalla femminilità sono votati ad una rassegnata sconfitta. Travolti dalla forza di volitive divinità femminili, rincorse, ambite, materne e matrigne, angelicate e stregonesche. Un’eleganza puntuale nelle descrizioni, una stretta sorveglianza nello stile immortalano questi racconti incentrati sull’eros, dispettoso, potente ed imprevedibile.