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Partiti dagli incubi di un bambino dislessico
I diavoli custodi sono mostri che Erri De Luca commenta a partire da illustrazioni realizzate da Alessandro Mendini: “Partiti dagli incubi di un bambino dislessico, i rispettivi mostri di noi due sono sgusciati fuori da censure segrete, da pudori. Non so decidere se sono stati sprigionati oppure asserragliati in questo libro”.
Scorrono così riflessioni – più che racconti - sui mostri dei nostri giorni e dei giorni passati, con gli immancabili riferimenti biblici e alla cultura yiddish da parte di De Luca (Abramo e Isacco, l’occhio triangolare divino), gli spettri familiari (“Intorno alla mia tavola tornano a brillare per effetto del buio e del fuoco acceso nel camino”) e personali (“Non ho visto la nudità di mio padre e di mia madre. Le ho dovute conoscere nella loro morte”), e le tragedie dei nostri giorni: “À l’aurore, armés d’une ardente patience, nous entrerons aux splendides villes. Rimbaud in Una stagione all’inferno… Mi passava come un’ape intorno il verso di Rimabud mentre costeggiavo a piedi l’isola di Lampedusa.”
Chiude la rassegna di mali e incubi, la piaga sociale ed esistenziale dell’indifferenza: “Torno sul significato personale dell’indifferenza: non riconoscere la differenza tra falso e vero, tra realtà e finzione. Si assiste perciò a una violenza, a un sopruso, a un atto incivile e si resta a guardare.” Contro la quale si erge la figura tragicomica del Don Chisciotte.
Sul piano personale, ritengo riuscito un esperimento quando convince in modo completo. Erri De Luca continua a offrire spunti che, pur non essendo più una novità, inducono a riflettere. Le illustrazioni non mi hanno suscitato particolare coinvolgimento, l’abbinamento testo-immagine mi è sembrato un po’ forzato.
Giudizio finale: biblico, ideogrammatico, duale.
Bruno Elpis