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Racconti in apnea
Distante parecchie miglia marine dagli altri Pub cartacei a gestione Benniana, “Il bar sotto il mare” si sviluppa, come preannunciato dal nome, immerso dentro alle acque scure del molo di una cittadina nebulosa. Il locale dall’insolita ubicazione, è gremito di una altrettanto stravagante compagnia, presentata nel prologo da un’immagine di gruppo munita di didascalia. Ogni personaggio, ligio alla regola che concede l’accesso al bar, deve raccontare una storia.
Così nasce “Il bar sotto il mare”: una piccola raccolta di racconti che fanno del surreale il loro comune denominatore, ciascuno attribuito alla voce narrante di uno degli avventori del bar.
Tra storie d’amore (per quanto rocambolesche), suspense, avventure e dissertazioni, le pagine scorrono lasciando rapidamente sfumare sullo sfondo le forme del bar e i visi dei narratori che appaiono dunque un pretesto letterario per racchiudere l’assortimento dei disparati capitoli del libro.
Lo stile di scrittura è inconfondibile, colmo dell’irriverenza e della follia che sono la cifra delle opere di Benni.
Epiche le gesta del cuoco Ouralphe, agghiacciante “Californian Crawl” nella sua spietata rappresentazione dell’alienazione umana, simpatico e tenero al contempo il siparietto de “La traversata dei vecchietti”, ubriacante “il racconto della sirena”, divertentissimo “Achille ed Ettore” come “Il pornosabato dello Splendor”.
Quel che si coglie in più punti è un arcigno livore verso le convenzioni e gli usi di una società sempre indigesta. Purtroppo questo disappunto, contrariamente ad altri scritti dell’autore bolognese, capaci di cogliere particolari mai scontati della realtà deformandoli in caricature esilaranti, prorompe spesso goffo e sgraziato, fra le righe irrefrenabile: ha il difetto della sgarbatezza di un messaggio banale che ha fretta di traversare il racconto per palesarsi facile squillando alle orecchie dell’uditorio.
- “Passiamo metà della vita a deridere ciò in cui altri credono, e l’altra metà a credere in ciò che altri deridono” –
Complessivamente nulla di speciale,
mi tengo stretto il “Bar Sport” con le sue macchiette e non lo cambio,
maledetto inguaribile abitudinario che non sono altro.
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Commenti
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mi fa piacere aver condiviso
con te le stesse sensazioni!
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