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L'arte di essere fragili
 
L'arte di essere fragili 2017-04-28 13:44:08 valepd
Voto medio 
 
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Stile 
 
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valepd Opinione inserita da valepd    28 Aprile, 2017
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fragilità è forza

Da dove partire, allora..
Questo libro, come avrete capito dal titolo e sottotitolo è un inno alla fragilità, e quale scrittore italiano poteva venir preso in considerazione se non Leopardi? Causa la sua salute precaria è lo scrittore che ci viene subito in mente se pensiamo alla fragilità.
Questo termine in questo libro assume un'accezione totalmente positiva, in quanto le nostre fragilità diventano le nostre forze, fragilità che vanno custodite e protette in quanto caratteristiche peculiari di ognuno.
Credo che nessuno meglio di D'Avenia potesse riuscire a trattare un tema simile, l'autore mostra molta sensibilità e apertura a parlare di un tema simile.
Nella mente dei giovani l'adulto è colui che cela le fragilità, le nasconde oppure cerca di sostituirle con dei punti di forza.
Il libro è diviso in quattro fasi principali, la più lunga è quella dell'adolescenza, dove i giovani sono chiamati a rispondere al loro rapimento.

Questo libro è una lettera che l'autore scrive ad uno dei più important autori della letteratura italiana scardinando i principali punti delle interpretazioni tipiche su Leopardi. La maggior parte degli studenti lo studia come il pessimista, sempre infelice Leopardi. Anche io son stata uno di quegli studenti. Questo libro però è come una rivelazione, ci invita a vedere sotto un'altra luce l'autore, in modo da poter leggere diversamente anche le sue opere.
Leopardi è uno che ha lottato contro gli impedimenti fisici della sua malattia e dei suoi genitori, nonostante tutto amava i suoi, anche sue padre al quale scrive delle lettere. Non si è mai lasciato andare, non ha mai lasciato spegnere l'infinito che egli aveva dentro di sè.
Vedere sotto un altro aspetto Leopardi è il punto di partenza per vedere con altri occhi il mondo, senza mai fermarci alle apparenze o a ciò che gli altri hanno interpretato.
La letteratura a scuola è spesso l'interpretazione del professore che cerca di trasferire le proprie idee agli alunni senza lasciare che loro amino, apprezzino e tentino di capire almeno un po' quell'autore da soli.

Per leggere questo libro c'è bisogno di lasciarsi andare e non reprimere le emozioni che esso più suscitare, in quanto vi assicuro che alle volte riesca a far venire i brividi.
L'unica piccola critica che mi sento di muovere è che alle volte, forse, è molto ''sentimentalista'' se così si può definire, ma sono sensazioni che durano poco e solo in alcuni punti.
Che altro dire? Leggetelo e lasciatevi trasportare.

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Bella recensione. Solo un'osservazione: non tutti i professori cercano di trasferire le proprie idee sugli alunni, mi sembra una visione molto antiquata del mestiere dell'insegnante. Anzi, il nostro scopo ( io sono insegnante) è proprio quello di favorire e far emergere il libero pensiero degli alunni. Come riuscirci se non attraverso la letteratura?
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Mane
28 Aprile, 2017
Ultimo aggiornamento:
28 Aprile, 2017
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Mi complimento per la recensione con Valeria,
che propone in modo interessante, il cambio di prospettiva
sull'ormai abusato stereotipo della figura di Leopardi, come chiave di lettura principale del libro.
Con altrettanta convinzione solidarizzo con Chiara, pur essendo stato solo discepolo e mai in cattedra:
spezzo una lancia a favore degli insegnanti, spesso bistrattati proprio in nome di stereotipi
che si fondano sul cattivo esempio di pochi, macchia sul virtuoso lavoro di tanti.
Quella dell'insegnamento è una professione nobilissima e di difficile conduzione,
che di rado si sente celebrare nei discorsi per i meriti che riveste nella maturazione di una società.
Nel mio pensiero, la passione dei maestri e dei professori è cruciale per lo sviluppo del senso critico negli allievi e per l'apprendimento di quegli strumenti che permettono poi la fruizione e quindi la vera libera interpretazione della letteratura, nonchè delle altre arti.

In conclusione ringrazio sia Chiara che Valeria per aver sollevato questo stimolante argomento di discussione.
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valepd
28 Aprile, 2017
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Diciamo che io mi son basata soprattutto sulla mia esperienza personale che vede una lista di professori che cercano di trasferire le loro personalissime interpretazioni agli alunni.
Ovviamene non intendevo fare di tutta l'erba un fascio in quanto ammiro e stimo la professione del professore (scusi il giro di parole).
Ho utilizzato quel 'spesso' per far capire di non poter parlare di tutto il gruppo di insegnanti e poi mi son lasciata molto condizionare dal mio vissuto scolastico.
Ci sono dei professori come voi che formano alunni volenterosi e curiosi, e di questo vi ringrazio.
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valepd
28 Aprile, 2017
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Così come ho risposto a Chiara mi sento di rispondere qui, io ho parlato alla luce di ciò che è stata la mia esperienza scolastica e con vari professori, non solo quelli di letteratura.
Non ne volevo assolutamente fare di tutta l'erba un fascio, anzi. Però siccome la mia maggioranza verte su quel genere di professori diciamo che mi son lasciata influenzare.
Concordo pienamente con il fattore "passione" in quanto essenziale e formativo per gli alunni.

Ringrazio io voi per avermi dato la possibilità di una discussione simile e di poter chiarire il mio pensiero conoscendone altri.
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Chiara77
29 Aprile, 2017
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Grazie a voi Valeria e Michele! È sempre stimolante poter confrontare le opinioni.

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