Dettagli Recensione
Una raccolta che lascia il segno
I 22 racconti che compongono il libro di Alessio Pracanica - Racconti dell'età del Rap - possono essere intesi come una chiave per accedere gradualmente nella mente poliedrica del suo autore: si inizia il percorso con le divertenti riletture storiche dell'enigmatico sorriso della Gioconda (Mon sourire), dell'arrivo dei troiani sulle spiagge italiche (Il figlio di Troia) o le amletiche e surreali domande del protagonista di Hommes 40 chevaux 8.
Si crede di essere capitati in un contesto di ironia e nonsense, ma quando ci si rilassa iniziano le emozioni forti. E non si tratta più solo di episodi storici raccontati con proprietà della materia tra il serio e il faceto, ma di storie passate, presenti e future che scavano dentro gli orrori e le nevrosi, un po' introspettive, un po' pulp, un po' fantascientifiche. Racconti ben scritti, ben circostanziati: un lavoro notevole visto che sono ambientati in epoche e luoghi diversi. Alcuni estremamente goliardici (Zia Susanna che vive sotto un tavolo), altri di grande impatto emotivo, come Grand Hotel Saigon e Il mostro di Morodia. Tutti però caratterizzati da un garbo che rende accettabili anche argomenti molto forti.
Solitamente i racconti si gustano un po' per volta, ma i Racconti dell'età del rap sono come le ciliegie, uno tira l'altro, fino alla fine del libro.