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La felicità terrena
 
La felicità terrena 2017-01-22 19:30:28 Mario Inisi
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Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    22 Gennaio, 2017
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Felicità ultraterrena

Questi racconti mi hanno sorpreso. Giulio Mozzi ha la capacità di cogliere aspetti e sfumature della vita di tutti i giorni che contengono poesia e soprattutto dolcezza e tenerezza. Ha la capacità rara di vedere il bene che c'è nel mondo e nella gente e di farlo gustare al lettore. La felicità che sa cogliere, forse è terrena, ma sicuramente ha un'impronta che lo è molto poco. Non insegue una felicità materiale. Nei suoi racconti di felicità ce n'è ben poca ma ci sono sprazzi di felicità ultraterrena: Severo, le suorine, i suoi genitori, Tilli, l'impiegata delle poste.Sicuramente questo dono di essere un rabdomante della bontà e della tenerezza gli viene dalla famiglia, dalla sua infanzia felice, dalla ricchezza dell'adolescenza nei gruppi parrocchiali che è descritta in alcuni racconti. A un certo punto spiega di essersene liberato, ma io spero per lui di no, che abbia invece fatto tesoro del suo tesoro per continuare a usarlo nella scrittura. Anche testi meno autobiografici, per esempio la prima parte del bambino morto, contengono lo stesso tratto di delicatezza (vedi le suorine). Non ho letto gli altri suoi libri ma spero che abbia coltivato questa capacità di far entrare il lettore in sintonia con il "bene visibile". Questi racconti mi hanno fatto riflettere su cosa significhi onestà e sincerità in letteratura. Ho trovato nella maggior parte dei racconti il desiderio di usare la scrittura come un trapano per esplorare se stessi e il mondo. La scrittura è spesso speculativa ma non nel senso di puntare un riflettore sull'autore ma nel senso di puntare una lente sull'uomo e sul mondo spesso osservandoli in una prospettiva allargata, anche di fede ma non di bigotteria. A me questo modo di guardare le cose, di cogliere il bello e il buono non in senso di buonismo e di moralismo, mi sono sembrati confortanti per me e interessanti dal pdv letterario indipendentemente dallo stile che è in crescita andando dal primo racconto all'ultimo. Lo stile non incide sul testo tanto quanto incide questa visione delicata del mondo. I miei scrittori preferiti, primo tra tutti il grande Dostoevskij, hanno guardato le cose con la stessa esigenza di verità e di profonda onestà. Ho potuto constatare in alcuni racconti la seduzione di una scrittura diversa, più accattivante, forse più redditizia come risultati. Mi pare che sia davvero molto difficile per uno scrittore perseguire la stessa estrema trasparenza per tutta la sua produzione. E' come esporsi nudi e rinunciare a tutto in un certo senso (Tilli). I racconti che mi sono piaciuti di più sono stati Tilli e Corsa e anche una vita felice.Mi chiedo se sia possibile nel tempo continuare a scrivere sempre con la stessa limpidezza.

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Commenti

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Ho dialogato in passato con Giulio Mozzi: è un vero "personaggio", anche se qualcosa di lui mi ha lasciato perplesso. Lo trovi su "Vibrisse", il suo blog. Ciao
In risposta ad un precedente commento
Mario Inisi
24 Gennaio, 2017
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Sì anche io l'ho sentito parlare e tutto mi aspettavo meno che racconti di questo tenore: dolci, teneri, delicati. Lui mi era sembrato terribile.
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