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Una storia semplice
 
Una storia semplice 2017-01-15 11:01:50 lapis
Voto medio 
 
4.8
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
5.0
lapis Opinione inserita da lapis    15 Gennaio, 2017
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Eccellenza dell’essenzialità

Come i preziosi distillati che racchiudono il loro pregiato gusto in poche gocce da sorseggiare, i romanzi di Leonardo Sciascia non finiranno mai di stupirmi per la capacità di condensare altissimo valore stilistico e profondità di contenuto in una manciata di pagine. Nel suo modo sottile e pacato, senza proclami e senza retorica, l’autore riesce, in un racconto di poco più di sessanta pagine, a rappresentare la società con lucidità e ironia, denunciandone soprusi e contraddizioni. Bastano poche argute battute, qualche precisa pennellata e un intreccio apparentemente semplicissimo per dire tutto. Perché, davvero, a questo piccolo elaborato non manca proprio nulla.

La “storia semplice” è il presunto suicidio di un diplomatico in pensione, una storia che sembra già scritta, con un colpevole che accontenta un po’ tutti. Ma un solerte brigadiere, spinto da onestà intellettuale e naturale curiosità, non si fermerà all’apparenza delle cose e porterà avanti un’indagine che nessuno sembra aver interesse ad approfondire, trovandosi così coinvolto in una “storia complicatissima” di mafia, traffico di droga e corruzione.

Con la solita penna essenziale e ricercata, di dialoghi brillanti e sottile ironia, l’autore siciliano mette ancora una volta in scena temi a lui cari quali la corruzione delle istituzioni, la connivenza con il potere mafioso, l’omertà diffusa. Perché etica e onestà si pagano spesso a caro prezzo e la verità finisce così per piegarsi alla paura e alla convenienza personale.

Si nota come in questo racconto manchino quasi completamente descrizioni dell’ambientazione e dei personaggi. Siamo in un commissariato dove il potere è malato e colluso. Siamo in un paese in cui anche la religione puzza di malaffare. Siamo in Sicilia ma in fondo potremmo essere ovunque e quest’assenza di coordinate geografiche e umane sembra quindi una scelta che aggiunge, invece che togliere. Aggiunge universalità.

Ancor più emblematica appare allora la frase di Durrenmatt, scelta come epigrafe al testo: “Ancora una volta voglio scandagliare scrupolosamente le possibilità che forse ancora restano alla giustizia”. E ancor più amaro è pensare che nell’ultimo suo scritto, datato 1989, l’anno della sua morte, Sciascia non abbia concesso alcuna possibilità alla giustizia, che soccombe ai soprusi, ai silenzi e all’opportunismo caratterizzante la società in cui viveva. La società in cui viviamo.

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Commenti

8 risultati - visualizzati 1 - 8
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siti
15 Gennaio, 2017
Ultimo aggiornamento:
15 Gennaio, 2017
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Bel commento che rende onore allo scritto e allo scrittore.
Condivido, Manuela, la tua alta considerazione per lo scrittore siciliano.
Ti segnalo la bella biografia scritta da M. Collura, intitolata "il maestro di Regalpetra".
ottima presentazione!
quest'anno devo assolutamente leggere qualcosa di Sciascia
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lapis
15 Gennaio, 2017
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Grazie, Laura. Sei sempre gentilissima!
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lapis
15 Gennaio, 2017
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Ciao Emilio. Grazie mille per la segnalazione, è già in ordine e spero di leggerla quanto prima!
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lapis
15 Gennaio, 2017
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Grazie mille, Silvia.
Sciascia per me vale sicuramente una lettura o una rilettura. Proprio un anno fa ho letto il mio primo romanzo di quest'autore, "A ciascuno il suo", per me probabilmente il più bello, e ne ho ancora molti da recuperare quest'anno!
Buona lettura!
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Rollo Tommasi
16 Gennaio, 2017
Ultimo aggiornamento:
16 Gennaio, 2017
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Ottima recensione. Da questo libro è stato tratto un film che al grande scrittore, secondo me, sarebbe piaciuto: anch'esso molto legato all'essenziale, per non tradire lo spirito del libro. Sono d'accordo anche con la tua valutazione di "A ciascuno il suo" (molto "sciasciano") pur se penso che "Il giorno della civetta" sia ancora un po' più su. Ottima recensione, ripeto.
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lapis
18 Gennaio, 2017
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Grazie davvero, Rollo! Devo vedere anche il film, allora.
Le atmosfere di "A ciascuno il suo" mi sono parse inarrivabili ma il personaggio del capitano Bellodi de "Il giorno della civetta" è in effetti quello che, a distanza di tempo, mi ha colpito di più. Profumano di fatto entrambi di capolavoro.
Grazie ancora, Manuela
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