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Inciampi di caratteri
Anna Marchesini si è laureata in Psicologia all’Università di Roma e i suoi personaggi devono averlo intuito perché, con naturalezza e generosità, si consegnano alla sua penna immaginativa. Lei capisce le persone ed è legittimata nell’uso ironico dei caratteri. C’è un’intesa, come in un contratto psicologico, e io ritrovo una relazione onesta fra chi scrive e chi si racconta e si rivede.
Moscerine rappresenta una prospettiva sottile e sapiente per guardare il mondo e i rapporti umani.
Leggo nove storie imperdibili di donne, storie di stupore e di educazione alla vita e alle relazioni. Le piccole cose escluse, gli elementi insignificanti, i tarli, le ombre: un’educazione diversa della vista e della comprensione dell’essere umano.
Riconosco nella scrittura di Anna Marchesini l’ironia come la forma intelligente di analisi profonda. La lettura ironica come la possibilità gioiosa dell’esperienza quotidiana che prevede un cammino costante di ricerca e di presenza nei fatti. Affinare la capacità ironica serve a essere in contatto con la realtà, talvolta dolorosa e insopportabile, e a esercitare la propria libertà di scelta.
Anna può utilizzare l’ironia perché, fino in fondo, rimane nella relazione, a sorridere in compagnia delle persone, evitando, così, il fantasma del sarcasmo triste sulla testa degli altri.
“Il bello della morte sta nel fatto che non possiamo farci nulla; questo ci salva dalla fatica di arrabattarci a cercare una soluzione, fatica inutile, ci salva dal delirio di onnipotenza di pensare di trovarla, dalla pena di non riuscire. Arriva e pare che ci dica state pure buoni state cheti, questa volta non vi esaurite, questa volta, alla fine, non c’è niente, nessuno sforzo che vi tocca di fare, non vi date pena, non c’è niente da fare.”p.61
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