Dettagli Recensione
Le magiche parole di Tabucchi
Un ex agente della defunta Repubblica democratica tedesca, che per anni ha spiato Bertolt Brecht, gira senza meta per Berlino fino a raggiungere la tomba dello scrittore per confidargli un segreto. “Cosa fanno le persone importanti in un cimitero? Dormono, anche loro dormono uguale uguale alle persone che non contarono un cazzo. E tutti nella stessa posizione: orizzontali. L’eternità è orizzontale.”
Un ufficiale italiano che in Kosovo ha subito le radiazioni dell’uranio impoverito insegna a una ragazzina l’arte di leggere il futuro nelle nuvole.
Un uomo che per ingannare la solitudine diventa il protagonista di una strana situazione immaginata in una notte d’insonnia, perchè “Il vero protagonista della storia che abbiamo vissuto non siamo noi, è la storia che abbiamo vissuto.”
“Inseguendo l’ombra, il tempo invecchia in fretta” (frammento presocratico di Crizia) ,
ovvero inseguendo le illusioni si spreca tempo che non torna più.
Già il titolo ci dice tutto, non è un romanzo questo, sono nove storie (e qualcuno dice che siano proprio nove come i racconti scritti da Salinger che Tabucchi stimava molto)
con un tema comune, il tempo.
Nove racconti , e nove personaggi che interrogandosi sulla loro vita passata, e cercandone il senso, rievocano un ricordo significativo che sia la sintesi del loro vissuto.
Un tempo che si consuma, inesorabile. Un tempo che fugge, come l'aria, come il vento, che porta e toglie, che scompiglia.
Un tempo che invecchia, come i protagonisti di queste storie, sulle quali i giovani, si spera, possano costruire un futuro, perchè non c'è futuro senza memoria.
«Le parve di essere quel bambino che all'improvviso si ritrovava con un palloncino floscio tra le mani, qualcuno glielo aveva rubato, ma no, il palloncino c'era ancora, gli avevano soltanto sottratto l'aria che c'era dentro. Era dunque così, il tempo era aria e lei l'aveva lasciata esalare da un forellino minuscolo di cui non si era accorta?"
Si legge d'un fiato, ed è poesia in prosa, e tante sono le riflessioni esistenziali, sulle occasioni perdute, e sulle scelte sbagliate.
Rispetto ai suoi romanzi, questo libro mi ha letteralmente spiazzato, ho perso ogni riferimento, ma è stata comunque un'emozione lasciarsi trasportare solo dalle parole, le magiche parole di Antonio Tabucchi che ormai, ahimè, non c'è più.
Eccone alcune, le mie preferite.
"Sulle pietre del lastrico era disegnata una rosa dei venti. Si fermò perplesso sulla direzione da prendere: l'orto botanico era grande e non gli sarebbe stato possibile trovare quello che cercava entro l'ora di chiusura. Scelse il mezzogiorno. In vita sua aveva cercato sempre il mezzogiorno, e ora che era arrivato in quella città del sud gli pareva giusto continuare nella stessa direzione. Però dentro sentiva una brezza di tramontana. Pensò ai venti della vita, perchè ci sono venti che accompagnano la vita: lo zefiro soave, il vento caldo della gioventù che poi il maestrale si incarica di rinfrescare, certi libecci, lo scirocco che accascia, il vento gelido di tramontana. Aria, pensò, la vita è fatta d'aria, un soffio e via, e del resto anch noi non siamo nient'altro che un soffio, respiro, poi un giorno la macchina si ferma e il respiro finisce."
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comunque forse si è capito quanto adoro Tabucchi
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