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Non una parola di più
Alla sua prima pubblicazione nel ’56 questa bellissima raccolta di racconti vinse il Premio Strega, fu oggetto successivamente di varie revisioni per apparire poi nel 1974 e in seconda edizione nel 1980 come Libro primo de “Il romanzo di Ferrara”, il titolo ormai ridotto a “Dentro le mura”.
Cinque storie prendono vita dallo sguardo umano e attento di chi a Ferrara fu legato per tutta la vita. Attingendo a piene mani da un materiale umano fortemente connotato per appartenenza geografica, storica, culturale, Bassani fa rivivere storie private saldamente intrecciate alla storia nazionale e all’umanissimo humus provinciale del quale si nutrono.
Torri campanarie, mura, terrapieni, vecchi edifici rasi al suolo e contemplabili solo attraverso vecchie cartoline, il cimitero e Piazza della Certosa, una lapide, un marciapiede, una gloriosa e rinomata farmacia, Via Giovecca, Corso Mazzini, i palazzi, le misere case a ridosso delle mura, costituiscono gli scorci che vedono agire i protagonisti.
Dentro le mura si è riversata la massa contadina del delta del Po, una fiorente comunità ebraica è ospitata da secoli tra alterne vicende , un’intera provincia legata ai fasti estensi vive inurbata ma relegata al ruolo subalterno decretato dallo snodo ferroviario di Bologna che la fece assurgere a “maggiore città dell’Emilia”.
Il tempo scorre tra le vie strette del ghetto e tra le più ampie, le mura accolgono purtroppo anche gli esiti della nostra triste storia d’Italia, laddove una strana cabala decise che vi erano tutte le condizioni per amplificare il brutto: armistizio, guerra civile, rossi e neri, Salò.
Un concentrato di possibilità di azioni si offre al comune cittadino che decide quali azioni intraprendere.
Si nasconda l’ebreo, perisca internato in un campo lontano o torni pingue e redivivo a scuotere le coscienze e la loro indifferenza (Una lapide in via Mazzini), si assista al funerale del socialismo e delle sue icone (Gli ultimi anni di Clelia Trotti), si rinnovino le coscienze e si viva dimentichi degli eccidi (Una notte del ’43). Questi sono gli ultimi dei cinque racconti.
I primi due preparatori fanno invece rivivere il clima cupo dell’avvento del fascismo (Lida Mantovani) e la nostalgia del tempo che fu ( La passeggiata prima di cena).
Lo sguardo di Bassani si posa pietoso sull’uomo sia esso artefice, complice o vittima. Tutti in un modo o nell’altro deprivati dei propri sogni, delle proprie ambizioni, delle proprie scelte. Mai un giudizio da chi antifascista fu costretto al carcere o estromesso dal diritto per appartenenza “razziale”. Bastano i suoi racconti, i personaggi di questa raccolta, le atmosfere, i luoghi , le storie individuali a pareggiare i conti.
Non una parola di più.
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E' gradevole vagare per Ferrara alla ricerca dei luoghi bassaniani. Io mi sono quasi convinto (o illuso) di avere individuato il giardino della dimora dei Finzi-Contini; in realtà, come facilmente si deduce dal romanzo, un ampio parco, ora un terreno incolto quasi un bosco a ridosso delle antiche mura (qualora corrisponda alle mie deduzioni).
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