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Arcibalda
Nata alla periferia di Bologna, in una frazione chiamata Russo del Comune di S. Lazzero di Savena, Adriana Zarri, teologa, è stata una delle voci più profonde e libere del 1900.
Per lei l’animale era “bestia” da considerarsi senza alcun giudizio di valore, partecipe della creazione e della salvezza del “patto sancito fra Dio e il suo popolo a partire da Noé”.
Anticipando i tempi di quello che poi diverrà il «movimento animalista», la studiosa, contesta il modello antropocentrico e la tradizione ecclesiastica che lo sostiene intendendo per «antropocentrismo» la presunzione di considerare l’uomo come referente unico, signore e re assoluto del cosmo.
Adriana Zarri riconosce negli e agli animali la dignità. Li consacra quali esseri senzienti e come tali meritevoli di tutela talché i rapporti con questi sono improntati all’attenzione, alla consapevolezza, alla cura, alla problematicità, alla condivisione.
E non mancano i dubbi in quel che costituisce il suo pensiero. Per tutta la sua vita essa si è interrogata sul confine labile che vi è tra uomo-animale, tra la gestione dei rapporti con questi, le posizioni animaliste ed ecologiste e quelle improntate al sostenimento della regola della catena alimentare e quanto annesso.
La ricercatrice in particolare non nega le necessità vitali regolate dalla scienza ma al tempo stesso evidenzia come taluni atteggiamenti, comportamenti e gesta siano altamente lesivi e dannosi per gli animali che vi sono soggetti. Significativo in tal senso è il passaggio relativo alla pelliccia in cui questa riconosce nel capo di abbigliamento in un primo momento utilità; la donna è cresciuta in un ambiente di campagna, conosce il freddo e dunque è consapevole della indispensabilità di proteggersi dal medesimo, ed in un secondo atto vi individua il simbolo della visione di gratuita violenza.
La raccolta di articoli presentata nell’opera spazia dal 1984 al 2010 è capace di evidenziare nel lettore l’evoluzione del pensiero della teologa così come i suoi continui interrogativi sulla cd “questione animale”. Da sempre solita autodefinirsi “gattofila” la donna offre a chi legge uno scritto breve, ancora acerbo rispetto agli studi degli ultimi anni e dunque in grado di porsi come un primo passo avanti verso la tematica in correlazione all’arco temporale in cui è stato redatto, costituito da tutte le presenze animali che hanno caratterizzato la sua vita.
Stilisticamente si presenta come un testo erudito, fluente che si conclude in meno di una giornata.
«Finisce il tempo, non la banalità, perché il tempo e la vita sono sempre nuovi e ogni giorno e ogni notte ripetono le alterne vicende della storia: la grande storia del mondo e la piccola storia quotidiana di ciascuno di noi»
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Ti ringrazio di cuore per avermela presentata, se non fosse stato per te probabilmente non avrei mai conosciuto tale autrice. Ne avevo sentito parlare, ma nulla più. Grazie Emilio! :-)
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Certo questo non è certo il capolavoro dell'autrice; può essere comunque un buon inizio anche per chi vuole conoscere le opere di questa donna in cui profonda cultura e semplicità di vita si colgono così bene nei suoi scritti.