Dettagli Recensione
Con gli occhi degli occhi..
Quante persone incontriamo giorno dopo giorno nella nostra vita? Rapiti dalla rapidità di un tempo che non lascia scampo nel suo scorrere, molte di queste cadono nel “dimenticatoio, le perdiamo di vista o semplicemente non abbiamo modo di conoscerle come vorremmo perché presi da una routine metodica e scandagliata nei più minimi dettagli che non lascia spazio ad altro se non a sé stessa, eppure, dopo anni il ricordo di quel gesto, di quell’incontro fugace, di quella parola scambiata torna a farsi vivo nella nostra memoria tanto che inevitabile è interrogarsi sulle sorti di quella vita.
Mediante l’uso della fotografia, per arrivare all’uomo abbandonato nella sua solitudine che reggeva il cielo, la memoria ha inizio e senza pretese ci riporta indietro nel tempo, alla gioventù di Guccini ma anche a quella dell’Italia abitata dalla semplicità, dalle difficoltà, ma dove anche le piccole cose avevano un sapore tutto diverso.
“Un matrimonio, un funerale, per non parlare del gatto” è un testo breve di appena 147 pagine, un elaborato intriso però di valore, di riflessione. L’obiettivo dell’autore è riportare il lettore ai tempi che furono; un ricordo per chi li ha vissuti, una scoperta per chi ne ha soltanto sentito parlare.
Com’era diversa quell’Italia, sembra volerci sussurrare.. A quel tempo nessuno si stupiva del fatto che per poter partecipare ad un matrimonio si attraversassero vallate a piedi, nessuno si sorprendeva di adocchiare qualche bambino intento a giocare con le formiche, nessuno si meravigliava di incontrare qualche giovane montanaro alla ricerca di un lago isolato dove trovare quiete e calma con indosso una camicia americana, pantaloni italiani e lo zaino del padre, cimelio di quei giorni bui dei campi di sterminio nonché unico strumento con cui vi aveva fatto ritorno.
Tra ieri e oggi scorre quest’ultimo scritto del noto cantautore, uno elaborato semplice, non impegnativo e forse nemmeno un capolavoro ma sicuramente meritevole di essere letto. Stilisticamente la penna è e resta quella a cui il musicista, letterato e scrittore ci ha abituato talché nulla può essere eccepito a tal proposito, o si ama o si odia.
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Commenti
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Io al contrario ho riscontrato perplessità in entrambi i casi. Seppur preferisca la sua arte poetica che di prosatore esattamente come te, non posso definirmi costante nell'apprezzamento delle sue composizioni: talune sono infatti capaci di suscitare in me sensazioni ed emozioni molteplici, talaltre non dico che mi lascino indifferente ma non riescono a toccarmi nel profondo.
Questo romanzo ha confermato in parte la mia posizione ed in parte l'ha smontata. Il ricordo prevale sulla metrica, l'Italia che fu sull'Italia che è..
E' comunque un piacere averti fatto un regalo di Natale in anticipo così come trovare alle proprie recensioni commenti così ben costruiti ed articolati, capaci di suscitare riflessioni e confronti su una delle più grandi passioni umane: la lettura.
Grazie ancora :-)
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La prosa di Guccini non mi ha mai convinto fino in fondo (nè quella a quattro mani con Macchiavelli, nè quella dei dizionari o delle opere maggiormente narrative e autobiografiche) e nonostante io abbia sempre cercato di evitare il confronto con i suoi versi, forse non ci sono mai davvero riuscito. Tu scrivi bene: o si ama o si odia. Eppure la sua "penna" m'appare così profondamente diversa fra le metriche e le prose..
Più poeta che prosatore il mio giudizio.
Un’oca che guazza nel fango,
un cane che abbaia a comando,
la pioggia che cade e non cade
le nebbie striscianti che svelano e velano strade
Profilo degli alberi secchi,
spezzarsi scrosciante di stecchi,
sul monte, ogni tanto, gli spari
e cadono urlando di morte gli animali ignari
L’autunno ti fa sonnolento,
la luce del giorno è un momento
che irrompe e veloce è svanita:
metafora lucida di quello che è la nostra vita
L’autunno che sfuma i contorni
consuma in un giorno più giorni,
ti sembra sia un gioco indolente,
ma rapido brucia giornate che appaiono lente
Odori di fumo e foschia,
fanghiglia di periferia,
distese di foglia marcita
che cade in silenzio lasciando per sempre la vita
Rinchiudersi in casa a aspettare
qualcuno o qualcosa da fare,
qualcosa che mai si farà,
qualcuno che sai non esiste e che non suonerà
Rinchiudersi in casa a contare
le ore che fai scivolare
pensando confuso al mistero
dei tanti “io sarò” diventati per sempre “io ero"
Rinchiudersi in casa a guardare
un libro, una foto, un giornale
e ignorando quel rodere sordo
che cambia “io faccio” e lo fa diventare “io ricordo"
La notte è di colpo calata,
c’è un’oscurità perforata
da un’auto che passa veloce
lasciando soltanto al silenzio la buia sua voce
Rumore che appare e scompare,
immagine crepuscolare
del correre tuo senza scopo,
del tempo che gioca con te come il gatto col topo
Le storie credute importanti
si sbriciolano in pochi istanti:
figure e impressioni passate
si fanno lontane e lontana così è la tua estate
E vesti la notte incombente
lasciando vagare la mente
al niente temuto e aspettato
sapendo che questo è il tuo autunno
che adesso è arrivato