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I ventitre giorni della città di Alba
 
I ventitre giorni della città di Alba 2015-07-31 11:36:41 Anna_Reads
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Anna_Reads Opinione inserita da Anna_Reads    31 Luglio, 2015
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Come faremo Ettore? Faremo, mamma.

I Ventitre Giorni della Città di Alba – Beppe Fenoglio, 1952.

Prima Opera di Fenoglio a vedere la luce, nel 1952, per la collana "I Gettoni" di Einaudi (n°11), diretta da Elio Vittorini.
Dodici racconti (il titolo della raccolta è quello del primo racconto) in cui Fenoglio, che sentiva di non avere "il passo" del romanzo, riversa episodi e ritratti. Della guerra, della vita civile, delle Langhe, di Alba.
Ci dev’essere qualcosa nell’estate che mi porta a Fenoglio, anche se non so che cosa sia.
Letto per la prima volta in un torrido agosto, riletto in un altrettanto torrido luglio.
L’estate nel paesaggio di Langa richiama immobilità ed immutabilità.
Richiama un quadro eterno ed indifferente in cui emergono i personaggi tratteggiati da Fenoglio con il consueto “piglio”: lucido, senza sbavature ed indulgenze.
Non c’è nessun eroismo né nei singoli, né nei gruppi. Nei racconti “di resistenza” le miserie dei partigiani non sono diverse da quelle degli altri. Questo non significa che Fenoglio voglia mettere in discussione la sua scelta di campo. Niente affatto. Ma non diversamente da Leopardi nelle Operette Morali, non concede un pollice alla retorica, alla fanfara, alla vanagloria.
Dice sempre tanto, Fenoglio, con il suo descrivere in modo asciutto. Tratteggia personaggi che restano nella memoria, come Lancia e Max, e tratteggia una società cupa ed arretrata, rimasta uguale a sé stessa anche dopo gli scrolloni della guerra.
Nel primo racconto, che dà il titolo alla raccolta, sperimenta molto anche a livello linguistico con qualche neologismo davvero particolare (“i civili si incantinarono”), negli altri meno, ma il suo “calco” dal dialetto è già presente e notevole (sarà poi perfezionato ne “La Malora”).
In ognuno dei dodici racconti c’è una storia che merita di essere ascoltata; personalmente trovo che i più riusciti siano «I Ventitre Giorni», «Un Altro Muro», «L’Acqua Verde» con l’anonimo, struggente protagonista e «Pioggia e Sposa».
Assolutamente da leggere e uno dei miei preferiti nella produzione fenogliana.

(PS Fenoglio pubblica questa raccolta a trent’anni, vivrà solo per altri undici, riuscendo, in poco più di un decennio a creare capolavori come La Malora e La Paga del Sabato; non posso fare a meno di chiedermi quale enorme perdita sia stata la sua così prematura scomparsa).

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Consigliato a chi ha letto...
Le altre opere di Fenoglio e vuole conoscere il suo esordio.
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