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Ancora Montalbano e la sua squadra
Camilleri non ha mancato nel 2014 l’appuntamento annuale con gli appassionati lettori di Montalbano. Dopo “La piramide di fango” ha regalato loro in un unico volume otto racconti lunghi o, se si preferisce, romanzi brevi.
Dato che, a differenza di Maigret, il territorio di competenza del commissariato di Vigata ha una dimensione limitata e il tasso di criminalità, che si evince dalla serie di romanzi e racconti di cui è protagonista Montalbano, risulta già elevato anche per un territorio con vivace propensione criminogena, Camilleri ha evidentemente ritenuto opportuno diluire in un arco temporale più ampio i nuovi episodi. Per la verità per fare ciò è ricorso a qualche piccolo trucco. Il volume ha come sottotitolo “e altre indagini del giovane Montalbano” e in due indagini sono inseriti richiami a episodi della storia del nostro bel Paese: la morte di Sindona (1986) e l’attentato a Giovanni Paolo II (1981). In tal modo il lettore si convince che le vicende riguardino un periodo lungo e remoto dell’attività del commissario.
In realtà tali episodi non sono rilevanti per la trama, gli altri racconti hanno richiami temporali marginali (si parla di lire,non di euro; il questore è quello che ha un rapporto d’amicizia con Montalbano), mentre sono quelli di sempre “location” e “cast”, compresa l’eterna fidanzata Livia, il cui ruolo di donna oggetto mi stupisce non abbia suscitato, per quanto mi risulta, una ferma protesta di movimenti femministi. Come d’abitudine è ricca e vivace la galleria di personaggi di contorno.
Il lessico siculo – italiano, peculiare della scrittura di Camilleri, dà alla narrazione una particolare musicalità, la sensazione di ascoltare il racconto di un grande affabulatore. La lettura scorre così piacevolmente, pur essendo lontani dai libri migliori della serie perché la brevità di ogni episodio non consente un approfondimento dei caratteri e non sempre l’indagine è coinvolgente. Tuttavia non viene meno il gradevole rapporto con un commissario che opera con intelligenza e determinazione, con un rapporto disinvolto con le procedure, ma con una lineare interpretazione dell’umanità del suo ruolo.