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Come “Amici miei”
Vauro Senesi, giornalista e vignettista, disegna con le parole i “Toscani innamorati”.
Per la verità gli amori descritti sono tutti a sfondo triste, pur rappresentati con la forza caricaturale di un lapis abituato a tratteggiare le linee dell’ironia.
Scorrono così le baruffe tra la Bombolina (“La Bombolina lo mandava all’ospedale rompendogli una bottiglia in testa”) e Remo, un ubriacone che nei deliri etilici vede la statua di Garibaldi soccorrerlo nei pestaggi dei fascisti, la relazione tra un conte destinato alla pazzia e una femme fatale, l’affetto che un gruppo male assortito di amici nutre per Assunta, la prostituta-confidente che è nel cuore di tutti.
La banda dei protagonisti è composta da scapoli ormai attempati (“Al solito gruppetto di Tubo, Bighe, Pucino e Saetta si è aggiunto il Minini. Il Minini è uscito di galera solo due giorni prima, entra ed esce di prigione a periodi alterni per furti o piccole truffe”) che danno vita a situazioni grottesche e surreali, animate dallo spirito guascone di una toscanità più stereotipata che reale.
Gli scalcinati giovanotti hanno nomignoli evocativi e si muovono alla garibaldina in un microcosmo popolano (“Ugo, detto il Sudicio per via del suo lavoro di netturbino”) e angusto.
Il linguaggio risente delle inflessioni toscane (nei dialoghi “non” è costantemente sostituito da “un”), le atmosfere sono un ibrido tra il picaresco, il retrò (“Una splendida Fiat berlinetta mille e cento Esse rossa fiammante”) e la commedia pop. Il risultato? Ci si diverte, ma la risata ha lo stesso sapore amaro che si trae dall’intrattenimento clownesco…
Bruno Elpis
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Ciao!!!
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