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Luci di Natale
 
Luci di Natale 2014-12-26 18:34:06 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    26 Dicembre, 2014
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Un insolito biglietto d'auguri

Le “Luci di Natale” di Graphe.it si accendono su due racconti natalizi molto diversi per genere e per epoca: “Il dono di Natale” di Grazia Deledda e “A.D. 2953”.

“Il dono di Natale” di Grazia Deledda è delizioso nel descrivere l’atmosfera natalizia di una famiglia di pastori sardi: i quattro fratelli festeggiano il fidanzamento della sorella, nel tradizionale veglione che combina impazienza, tradizioni (“Tutto era bello, tutto era luce e gioia… il sangue di Cristo, morto poi per la felicità degli uomini, pioveva sui cespugli e faceva sbocciare le rose; pioveva sugli alberi per far maturare i frutti. Così la madre aveva insegnato a Felle e così era”) e canti. Il clima dell’attesa è filtrato dagli occhi del più piccolo dei fratelli (“Felle, un bel ragazzo di undici anni”), particolarmente incuriosito dal mistero che aleggia sulla famiglia di pastorelle che abita di fronte.

“A.D. 2953” di Daniele Mencarelli è un racconto distopico, che propone il tema del senso della vita e della speranza in una società nella quale l’uomo ha conquistato l’immortalità (“Tom è stato il primo uomo a sottoporsi alla rigenerazione cerebrale, ultimo e decisivo passo verso l’immortalità del genere umano”) e può restituire la vita grazie alla “macchina di Lazzaro”. Al nuovo ordine si oppongono alcuni dissidenti, che rifiutano l’immortalità e continuano a credere in Dio, anche a fronte di una persecuzione che li obbliga a vivere nella clandestinità, proprio come i martiri del protocristianesimo…

Potrebbe essere l’idea per un insolito biglietto augurale, sicuramente è l’occasione per assaporare il nitore della prosa di Grazia Deledda e per riflettere sul nostro futuro grazie alla distopia di Daniele Mencarelli.

Bruno Elpis

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siti
27 Dicembre, 2014
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Che accostamento!!
Quale la logica?
Strano (o coraggioso) accostamento...
Devo ammettere che anche a me l'accostamento è parso fin da subito un ossimoro. In modo inerziale, le mie preferenze si indirizzavano tutte sulla Deledda... poi, a lettura ultimata, ho in parte cambiato opinione: anche la distopia, presa a piccole dosi, può avere la sua funzione. Qui aiuta a riflettere sulle tendenze in atto, portandole alle estreme conseguenze, ed enfatizza la bellezza del presepe tradizionale allestito da Grazia Deledda nel suo racconto. :-)
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