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Alla corte della Luisona
Non amo particolarmente questo tipo di comicità oscillante tra toni grotteschi e surreali, eppure ammetto -non senza ostentare un piccolo moto di sorpresa- che Stefano Benni con questo spaccato sociale mi abbia piacevolmente intrattenuto.
L'autore bolognese è semplicemente perfetto nel costruire la fumosa e caotica atmosfera da bar anni '70/'80, in cui una bizzarra fauna umana si accalca passando da nutrita schiera di signori nessuno a caratteri dall'identità perfettamente definita secondo insindacabili regole inerenti caratteristiche fisiche, titolo di studio, sapienza riguardo i più disparati argomenti, tic e nevrosi, passioni, ecc...
Chi ha frequentato anche per un breve periodo questo tipo di locale difficilmente non riconoscerà gli avventori ivi descritti, ovviamente pompati in versioni bizzarre ed enfatizzate attraverso idee talmente sopra le righe da ricordare (dis)avventure di fantozziana memoria.
Il bar è punto d'incontro accogliente e al tempo stesso squallido, protettivo ma anche spietato; al suo interno si dibatte animatamente facendo del qualunquismo e del luogo comune i vessilli più impugnati, senza dimenticare di mostrare sempre la sicumera di chi è convinto di avere la verità in tasca.
Il calore umano offerto non si trova da nessun'altra parte e si dissolve quando si attraversa l'ingresso in senso inverso, venendo sopraffatti dal gelo anche se la notte è quella tiepida di un estate benevola.
Il tuttologo sportivo, il professore ammirato ben oltre i suoi meriti, la prosperosa cassiera di felliniana memoria, il tecnico (anzi , il "tennico") in grado di aggiustare qualsiasi diavoleria, l'ex gloria calcistica: tutti personaggi tratteggiati con grande affetto e inseriti in un contesto anomalo in cui ognuno è chiamato ad interpretare un ruolo attribuito da altri. Una parodia corale con la mitica Luisona, una brioche da tempo immemore posizionata nella vetrina dei dolciumi in attesa di uno sprovveduto forestiero che la consumi, a fare da stemma araldico di quella famiglia così stramba.
Nostalgico e divertente, probabilmente alimenterà sorrisi in chi ha avuto modo di vivere più o meno direttamente quella realtà così assurda eppure confortevole.
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Io con Benni ho un rapporto d'amore/odio. Mi sono piaciuti Saltatempo e Achille piè veloce, ho trovato insopportabili Elianto e Spiriti.
Anch'io non amo molto il genere grottesco_sarcastico. Qui pare esserci qualcosa in più.
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