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La bestia non corre
 
La bestia non corre 2014-11-02 19:26:45 Yami
Voto medio 
 
2.3
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
2.0
Yami Opinione inserita da Yami    02 Novembre, 2014
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Droghe, sesso e niente più

"La bestia non corre" rappresenta il ritratto di una società allo sbando, popolata da individui senza dignità che conducono vite disordinate, prive di uno scopo e di una direzione; una realtà di stampo maschilista, in cui ogni individuo vive per se stesso, nel proprio cieco e ottuso egoismo, in un mondo distorto e offuscato da svariati tipi di droghe e alcolici; un mondo popolato da persone il cui unico interesse è appagare il piacere dei sensi ricorrendo a sostanze che ne alterano la percezione e abbandonarsi al sesso senza sentimenti e senza inibizioni.
Le vicende narrate ripercorrono momenti vissuti dal protagonista in varie fasi della sua vita, partendo da una giovinezza spensierata, condotta tra vizi e abusi, fino alla scoperta di una malattia degenerativa (nel testo indicata con l’appellativo “Bestia”) che, come anticipato dalla trama riportata nella quarta di copertina, “condizionerà inevitabilmente la sua esistenza". In realtà di tale malattia che da persino il titolo al romanzo non si fanno che pochi, semplici accenni, come se si parlasse di un banale raffreddore. C’è, giusto per avvisare il lettore, ma non influisce più di tanto sullo stile di vita del protagonista: i condizionamenti di cui si parla nella scheda di presentazione del libro non esistono affatto dal momento che Riccio continua ad affogare negli eccessi come se nulla fosse, senza rallentare più di tanto i ritmi.
Per cui, se da un titolo e da una trama del genere vi aspettavate di leggere una storia in cui, dopo essersi abbandonato a ogni tipo di vizio, il protagonista è costretto a una battuta d’arresto a causa di una malattia che gli permette di maturare mentalmente e spiritualmente, sappiate che vi sbagliate di grosso: in Riccio non cambia nulla, il protagonista non impara nulla dai numerosi errori e la storia finisce così com’è cominciata, ovvero con una carrellata di incontri sessuali tra lui e le sue “amiche di sesso”.
Le ragazze, a volte molto giovani altre volte mature e procaci, vengono descritte come oggetti “scopabili”, sempre pronte e ben disposte ad aprire le gambe e la bocca per concedere se stesse e/o dare piacere a qualunque partner occasionale, senza rispetto per se stesse e per il proprio corpo. Sono solo organi riproduttivi ambulanti, strumenti di piacere pronte ad accogliere le richieste degli uomini e a servire le loro voglie anche senza trarne particolare godimento personale.
Nella sua storia, infatti, tutto ruota attorno alle droghe e al sesso: Riccio e i suoi amici non mangiano, non bevono e non respirano altro che fumo, pasticche, polveri e alcolici di vario genere. Come si legge nella scheda di presentazione " Il lettore impara involontariamente a preparare la droga per lo spaccio, comprende gli effetti delle sostanze assunte da Riccio e dagli altri personaggi che popolano il suo ambiente e assiste alle performance sessuali dei protagonisti."
Per Riccio e la sua compagnia, una serata tranquilla è “solo sesso, cocaina e qualche birra”.
Se la presenza di certi passaggi ed elementi possono talvolta considerarsi funzionali a comprendere il livello di degrado dei valori dei personaggi che si muovono sulla scena, il continuo soffermarsi sulle descrizioni dettagliate dei vari rapporti sessuali fa sorgere il dubbio che per l’autore ogni scusa sia buona per soffermarsi proprio su di essi, utilizzando il gergo tipico di chi frequenta gli ambienti in cui circolano droghe e alcolici e un linguaggio crudo e spesso volgare, ricorrendo a descrizioni inutilmente minuziose e dettagliate degli apparati genitali e delle reazioni degli stessi agli stimoli tattili. Sembra di leggere un porno anziché un romanzo che ambisce a “ripercorrere momenti di una gioventù spensierata fino alla acquisizione di una nuova consapevolezza del senso della vita”: tale consapevolezza non viene acquisita, come già detto il protagonista non subisce alcuna evoluzione, resta fino alla fine un ragazzo immaturo che fugge da una vita che gli sta troppo stretta (la malattia in tutto ciò non rappresenta nemmeno un problema al raggiungimento dei suoi scopi) e prende tutto quello che può, continua a vivere per appagare i suoi sensi e il suo ego.
Come se non bastasse, in un passaggio si sfiora la blasfemia: si può essere credenti oppure no, si ha la libertà di far esprimere ai propri personaggi un’opinione o un pensiero contrario a figure o credi religiosi qualsiasi, ma nel fare ciò si dovrebbe sempre cercare di portare rispetto verso coloro che credono in tali figure: rivolgersi a queste con frasi volgari e dissacranti, anche se inserite in un contesto di “finzione”, denota mancanza di sensibilità e attenzioni verso il lettore.
La narrazione scorrevole ed elementare permette di leggere l’intero volume in un solo pomeriggio, tuttavia quest’unico pregio non solleva la qualità del contenuto. il romanzo non contiene un messaggio o una morale, anzi descrive la totale mancanza di morale e valori e nel farlo si limita a riferire vicende personali in cui squallore e dissolutezze rappresentano la normalità. Al contrario, fornisce informazioni accurate sui processi di taglio, consumo e spaccio delle droghe, che non sono propriamente utili, facendo apparire il consumo delle stesse quasi accettabile, normale, facile e senza conseguenze.
Di storie come questa, purtroppo, ce ne sono fin troppe nella vita reale e, a meno che non siano accompagnate realmente da un’evoluzione o un cambiamento che permetta al lettore di acquisire nuove consapevolezze e informazioni che possono arricchire la sua persona, queste restano fini a se stesse, non lasciano niente.

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