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"La letteratura mette i pensieri"
Partendo dalla sua situazione personale l'autrice, Paola Mastrocola oltre che scrittrice è insegnante di italiano in un liceo, e prendendo spunto dalle riflessioni scaturite in lei in seguito ad un momentaneo allontanamento dalla scuola per affrontare un periodo di ricerca all'Università, con il libro fotografa la realtà della scuola secondaria di II grado e il suo inesorabile degrado.
Trascurando una buona parte che riporta un senso di smarrimento tutto personale e che ha suscitato molte critiche tra i suoi colleghi che non la pensano come lei, ho trovato sicuramente più edificante la seconda. Lì l'analisi personale e spietata si trasforma in una critica costruttiva e originale all'insegna dell'amore per la letteratura che "se la incontri, ti cambia la vita" perché ti mette i pensieri, ti obbliga al tempo lungo, lento e paziente della lettura e riporta a quella scuola di un tempo che faceva fare cose difficili e faticose e che non si è mai scontrata con l'ignoranza abissale che dilaga oggi.
DA LEGGERE SE:
1) siete appartenuti ad altre generazioni e la scuola vi ha accreditato un bel sapere sul vostro "conto" personale;
2) appartenete alle nuove generazioni che hanno invece visto assottigliarsi il bagaglio culturale
3) lavorate nella scuola, per aiutare serenamente a riflettere seriamente su di essa;
4) o semplicemente se pensate che sia ancora importante.
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Poi, seguendo il tuo schema, rientro in qualche modo in tutte e quattro le tipologie dei "mastrocoliani" in quanto:
1) sono del 1962
2) ho due figlie in età scolastica (15 e 12)
3) ok, qui passo (però mia moglie è stata per anni rappresentante di classe: vale?)
4) penso che sia non solo importante, ma decisivo: per un Paese come l'Italia è semplicemente delittuoso non investire nella cultura.
Fortunate le tue figlie, con un fine lettore in casa sopperiranno alle carenze volute dal sistema scolastico, quello politico non quello umano e professionale di chi per la scuola si spende con dedizione e passione come l'autrice.
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In una conferenza, ho sentita l'autrice domandare provocatoriamente: dobbiamo allora lasciar morire Proust?
Le ripercussioni della situazione si avvertono dall'estesa percentuale di ' non-lettori ' e dalla bassa qualità dei libri ' di successo ' ( "successo" : parola ormai resa così volgare! ).