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L'oscurità degli angeli
 
L'oscurità degli angeli 2014-06-14 20:03:08 Zine
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Stile 
 
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Contenuto 
 
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Piacevolezza 
 
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Zine Opinione inserita da Zine    14 Giugno, 2014
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Un cammino

Bianca Garavelli, stimata esperta dell’opera di Dante Alighieri, è anche scrittrice di romanzi e racconti. La sua passione per la letteratura non le concede di essere semplice spettatrice e critica della produzione altrui, ma la spinge a cimentarsi nella narrazione, offrendo al lettore un sorprendente spaccato su un universo immaginifico multiforme, a volte anche selvaggio e brutale, figlio di molteplici influenze e di una sensibilità particolare.
La prima cosa che salta agli occhi è il debole della Garavelli per il fantastico, per la deviazione dalla norma. Con un gusto forse più maschile che femminile, l’autrice immerge i suoi personaggi in realtà che convivono con il mistero – quando va bene – se non con il puro orrore, il paranormale. Nelle sue opere, il confine tra la realtà materiale e piani d’esistenza più elusivi, incorporei, di rado manca. Il contatto a volte è delicato, pieno di una speranza quasi fanciullesca, innocente come il prodotto della fantasia di un bambino. La commistione provoca gioia, la capacità di guardare al futuro sotto una nuova luce.
Più spesso, l’inserirsi di questo mondo “altro” è violento e porta sofferenza, esperienze traumatiche, a volte anche la morte. Le forze che si aggirano ai limiti della nostra capacità di percezione possono essere troppo dirompenti e selvagge per essere controllate e spingono alla follia.
Se questa è la parte “maschile” della prosa di Bianca Garavelli, elementi di Terra e di Fuoco che si manifestano nella sua scrittura, non meno evidente e dotata di una sua peculiarità è la sua parte “femminile”, come a voler chiudere il cerchio degli Elementi.
Pur nei temi a volte forti, l’autrice conserva una dolcezza di donna che trova espressione nel trattare dei rapporti interpersonali, in temi più vicini al mondo dei bambini. Il suo approccio alle esperienze infantili, ai sentimenti di lutto o di malinconia da rielaborare (come in “Le rose di dicembre” o “La bambina che amava i rondoni”), viene messo in atto con rispetto e profondità di sentimenti, una partecipazione emozionale che commuove senza scadere nel melenso, perché sincero e non ricercato ad arte. Si evince, poi, una sorta di timidezza della Garavelli quando si parla dei rapporti uomo/donna, come se l’autrice trovasse in questo difficoltà di espressione non presenti in altri casi. Si avverte un leggero ritrarsi, come un non volersi scoprire. In questi momenti, evidenti soprattutto nel lungo racconto “L’amico di Arianna”, la prosa diventa più ermetica, meno spontanea, come se l’amore fosse qualcosa di troppo elusivo e complesso per essere adeguatamente espresso a parole.
La raccolta di racconti che vi vado a presentare, “L’oscurità degli angeli” edito da Giuliano Ladolfi Editore”, si muove lungo il fil rouge del mistero che si insinua nella vita di tutti i giorni.
“L’amico di Arianna” è una storia d’amore tormentata, un viaggio nella follia che si spinge al di là del possibile, creando un ponte straordinario tra essere umano e animale. Tutto ruota attorno alla figura del lupo e ai suoi istinti di feroce cacciatore, che trovano una risonanza nell’anima di una ragazza appena affacciatasi alle gioie della vita. “Qui tollis peccata mundi” è un racconto più breve, decisamente arcano, che ruota attorno a un’altra figura animale: il gatto. Una piccola storia disturbante, sfaccettata.
“Le rose di Dicembre” narra di un miracolo natalizio per un bambino che ha in cuore un desiderio impossibile. “Amnesia” è una bravissima parentesi di tempo dilatato, distorto, privo di connotazione. Un momento di totale scomparsa di ogni ricordo, che si scioglie in dolore al tornare della memoria. “L’olivo della strega” riunisce elementi magici con il tema del ritorno alle proprie radici, alle tradizioni di famiglia. La ricerca del sé del passato, dei momenti in cui ancora il futuro non aveva preso una precisa direzione, accomuna i successivi due racconti: “Treni”, la visione di un bivio fondamentale; “Gli anni”, la ricerca di un ricordo, lacerati tra la paura e la speranza di trovare tutto come un tempo.
Chiudono la raccolta “La bambina che amava i rondoni”, una vera e propria fiaba sul finire dell’estate, ambientata nella sua Vigevano, e “E sua nazion sarà tra feltro e feltro”, omaggio a Dante e alla sua Commedia.

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Bella recensione.
Non conosco l'autrice del libro, ma me l'hai resa interessante.
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