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Don Ironicus e la vecchia Zelinda
Che strano, di questo scrittore ho sentito parlare solo per caso, eppure il racconto è bellissimo. Un prete intelligente e curioso si trova a fare il parroco in un paesello tra i monti, tra pecorai e contadini, gente semplice, pettegola, di vedute ristrette, che non filosofeggia troppo e non pensa al di là del quotidiano. Tra queste persone spunta una vecchia che attira la curiosità del parroco per quello che lui intuisce lei vorrebbe dirgli ma non gli dice. Anzi, la buona volta che fa i 7 km di strada per andarlo a trovare e fargli la famosa domanda, chissà perchè gliene fa un'altra.
Anche il lettore è incuriosito dalla vecchia e dal suo mistero. Ma la cosa più bella del racconto è sicuramente la descrizione degli ambienti, del tempo che cambia, del cielo, del vento. Sembra di sentire i campanelli delle vacche e di vedere passare le capre. Si sente l'odore dell'erba e del letame sui campi.
In ogni caso si arriva a fine racconto intuendo il contenuto della fatidica domanda. Ma questo non disturba la lettura: la malinconia che cala sul romanzo improvvisa, il peso della domanda inchioda il lettore e don Ironicus. Purtroppo di fronte a certe domande non c'è risposta, e l'ironia è un salvagente che funziona solo per se stessi ma non si può lanciare a un altro. La soluzione viene dal cielo, alla fine, o dalla vita, malinconica e chiude il libro nel modo migliore.
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