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Il centro del bersaglio
Se si potesse entrare in questa storia diventandone un personaggio di rilievo occorrerebbero nervi saldi, occhi e orecchie bene aperti e una buona dose di intuito. La capacità, insomma, di cogliere al volo i particolari e il significato che sta nascosto dietro le parole più banali.
Che possibilità restano alla giustizia?
Non molte, se si vuole prestare fede al messaggio ironico e amaro dello scrittore, che espone i fatti dettagliatamente cominciando dal presunto omicidio di un diplomatico.
Presunto, perché con un po' di buona volontà potrebbe anche passare per suicidio ed essere archiviato come una storia semplice, a meno che non si voglia andare a cercare il pelo nell'uovo.
Il pelo in questione lo trova quasi subito un brigadiere con “il vizio di intervenire”, quando si accorge di un tentativo di depistaggio improvvisato e astuto nel suo genere.
A volte basta aggiungere un semplice punto ad una frase ritrovata vicino ad un cadavere per stravolgerne completamente il significato e, nel caso particolare, “dar l'impressione che con quel punto l'uomo aveva appunto messo un punto fermo alla propria esistenza”.
Lo scrittore gioca chiaramente con le parole e deride sottilmente l'andamento stiracchiato delle indagini, con le forze dell'ordine che sono solite intervenire “al più presto possibile ma appena possibile, così collocando la possibilità in modo da non illudere sulla prestezza”.
Intanto una verità scomoda e clamorosa si fa strada per chi abbia l'onestà intellettuale di guardarla in faccia: mettete insieme un paio di guanti e due occhi “invetrati come di terrore” ed avrete l'immagine di un omicida.
I dialoghi sono una delle chicche di questo racconto, caratterizzato da arguti botta e risposta all'ultimo sangue:
“Badi che colpire il centro di un bersaglio non basta per essere considerati buoni tiratori. Ci vuole destrezza, rapidità...”.
Vince chi riesce a non farsi mettere nel sacco da chi può cambiare le carte in tavola trasformando un testimone oculare in un colpevole, e vince, è ovvio, chi ha l'accortezza di non farsi ammazzare con frasi avventate.
L'importante è non tornare sui propri passi, soprattutto se portano in questura per raccontare fatti di cui si è a conoscenza:
“E che, vado di nuovo a cacciarmi in un guaio, e più grosso ancora?”.
In effetti, non sembra che restino molte possibilità alla giustizia.
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Commenti
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Si si Cri prometto che dopo leggerò i libri da te consigliaomi.
Bella recensione.
Syd
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Libro molto bello e splendido titolo.