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UNA DONNA TRA I DELFINI
“Storia di Irene”, il primo dei tre racconti di Erri De Luca contenuti in quest’opera, è una storia…
MEDITERRANEA…
Nel Mediterraneo solcato dalle vele dei VIP e dai barconi dei disperati, l’autore traccia un’ideale congiunzione tra la sua Napoli (“Il sole sorge dietro il vulcano e tramonta sui campi che fumano zolfo”), così impregnata di mitologia (“La sua prima divinità, Partenope, era una ragazza delle onde”) e la Grecia delle isole (“L’isola è sfrangiata, con ripari gettati alla rinfusa da eruzioni scivolate a mare”), del vento (“Il cielo greco è strigliato dal vento. Per mesi qui non galleggia un fiocco di nuvola”), dei tramonti (“Il tramonto addosso alla sua isola è un crollo di luce che si schianta in frantumi”). La Grecia è l’isola di Lipsi e Patmos (“Aspetto dal terrazzo la sua calata paonazza sull’isola di Patmos”).
… MITOLOGICA…
E come nella mitologia Romolo e Remo sono stati allattati da una lupa, Irene vive con i delfini: “Ora so che lei sta con i delfini. La portarono a riva da bambina. La nutrirono del loro latte denso e delle alici azzurre. Imparò le onde sonore che ricevo e sono un fruscio di mare dentro la conchiglia dell’orecchio.” E non conosce la sua discendenza: “Chi erano i suoi. Non lo sa, è stata raccolta sulla spiaggia dopo una burrasca”.
… ALLEGORICA…
Sul trauma (“Poi si viene espulsi, è successo a ognuno, cacciato via da un grembo, il più perfetto centro di universo”) della nascita (“Nascere in mare è passare da un liquido stretto a uno sconfinato”), sul significato della vita (“L’immensità del mare è sorella maggiore del grembo materno”)
… DA RACCONTARE
Irene ha una storia da raccontare, la sua: “Irene chiede se raccolgo pure le storie che non sono ancora un resto. Lei ne porta una nel ventre.”
“Irene cerca in me il vuoto di bottiglia in cui imbucare il suo racconto.”
Naturalmente, lo scrittore aderisce alla richiesta per realizzare la sua natura: “Ci si affranca dagli incubi e dalle visioni spargendole tra gli altri”.
In questa raccolta di racconti ritroviamo l’amore dell’autore per la classicità (nella gratulatoria: “il mio debito greco”), per gli aspetti linguistici (“… alla Grecia che ha sparso nel mondo il suo vocabolario, neanche grazie”) e culturali (“Ho studiato al liceo la lingua di Omero, ma per parlare con un suo nipote greco devo andare a bussare a casa di Shakespeare”), numerico-simbolici (“Il sei è il beniamino di natura: l’esagono perfetto eseguito dalle api, dai fiocchi di neve, dal ghiaccio, dai cristalli”) e ludici (la giostra degli specchi, la morra cinese: sasso, forbice, carta).
Quanto allo stile, quello di Erri De Luca è inconfondibile: procede per aforismi. Come questo, sulla corona: “Solo quella di spine, intorno alla fronte dell’uomo, riscatta l’oggetto e il soggetto.”
L’opera contiene anche IL CIELO IN UNA STALLA, storia della fuga (“Chiese all’anziano come stava. Come uno che è passato a piedi nel Mar Rosso”) – durante il secondo conflitto mondiale - di Aldo De Luca, sottotenente degli alpini che si rifugia a Capri in compagnia di altri fuggiaschi, tra i quali un ebreo (“Da quanto tempo sei clandestino? Da duemila anni”); e UNA COSA MOLTO STUPIDA, un racconto molto triste sulla vecchiaia.
Bruno Elpis
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