Dettagli Recensione
Se ve lo siete perso, recuperatelo!
Lessi questo testo, per la prima volta, tanti anni fa. Era in un’edizione diversa, ormai introvabile, che persi, in malo modo, rimpiangendola. Me l’aveva regalata un amico sorridendo, e poi capii perché.
Ricordo ancora quando avvenne la lettura. Era una giornata incredibilmente afosa di luglio, le vacanze ancora lontane, i condizionatori assenti. In casa, l’unico sistema di sopravvivenza era rappresentato dall’immobilità più assoluta, seduto sul divano, nella penombra. Ogni minimo movimento era produttivo di istantaneo sudore appiccicaticcio.
“Tutti al mare” giaceva su un ripiano della libreria già da qualche settimana: era un librettino di poche pagine, scritto fitto, da autore sconosciuto. Quel giorno, non potendo fare null’altro che leggere, pensai di sfogliarne qualche pagina: il minimo utilizzo di movimento fisico avrebbe reso fattibile l’impresa. Tra l’altro, il titolo si addiceva al periodo stagionale.
Lo lessi in poco più di tre ore, senza soste, e in quelle smisi perfino di avvertire il caldo. E risi come mai mi era avvenuto con un libro. Se vi è sfuggito, recuperatelo perché ne vale assolutamente la pena.
“Tutti al mare” è una raccolta di articoli che Serra (ma che grande!) produsse nell’agosto dell’85 come inviato, allora, dell’Unità. A quell’epoca il suo nome era ai più ignoto, ma la qualità del suo scrivere, l’ironia, lo humor e le capacità descrittive non passarono inosservate. Così, quella che lui stesso descriverà, poi, come una propria iniziativa per riempire un po’ il giornale in periodo tradizionalmente asfittico di notizie (agosto, per l’appunto), si risolse in un tale successo da indurre Feltrinelli - scomparsa rapidamente la prima edizione by Milano Libri – a ripubblicare quattro anni dopo la raccolta di articoli, in tale circostanza impreziosendola con le illustrazioni di Sergio Staino (il creatore del mitico “Bobo”).
Ecco come andarono le cose.
Con budget limitato e a bordo di una Panda 4 x 4, messa a disposizione dallo sponsor Fiat, Serra, il 1° agosto dell’85, partì da Ventimiglia per un viaggio, lungo circa 4.000 chilometri (ultima tappa Trieste, trenta giorni dopo), che lo avrebbe portato a toccare tutte le principali località della costa peninsulare, trasmettendo al giornale, quotidianamente, un servizio sulle esperienze vissute.
Ciò che ne venne fuori, e che purtroppo, a quasi trent’anni da allora, appare immodificato, se non ulteriormente peggiorato, fu la perversa strategia paesaggistica (spesso legata a connivenze politiche; qualche volta anche a quelle malavitose), il degrado, il malcostume locale (ma anche quello turistico) che ha relegato negli anni quella che doveva essere una risorsa primaria dell’italico paese a coacervo di speculazione e trascuratezza nonché di vero e proprio abbandono.
Una cronaca che avrebbe potuto essere, in genere, solo tristissima, ma che Serra, descrivendo, luoghi e realtà locali con l’ironia e l’uso del “colore”, di cui è maestro, riuscì, senza nulla nascondere delle ignominie riscontrate, a rendere nello stesso tempo riflessiva e divertente
In certe pagine troverete delle descrizioni talmente esilaranti che se presente qualcuno nelle vicinanze verrà a chiedervi che diavolo state leggendo che vi faccia ridere in maniera così rumorosa (nei passaggi a Vico Equense e al villaggio Valtur di Crotone, per citarne un paio, vi ritroverete, probabilmente, con le lacrime agli occhi).
Ho riletto “Tutti al mare” in questi giorni, ricavandone le stesse riflessioni e risate di allora. Un testo che garantisco 100%.