Dettagli Recensione
Top 10 opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Di un tempo passato
Perché raccontare del proprio passato? Perché fare emergere i ricordi di un’età spesso lontana? Le risposte possono essere tante e la meno plausibile, anche se ha un certo senso, è di mettere nero su bianco affinché altri, magari i discendenti, possano sapere.
La pratica non è infrequente, anzi è assai diffusa e ha interessato autori famosi, come Proust. Pure io mi sono avventurato al riguardo con non pochi racconti, dove lo spazio concesso alla fantasia è minimo e serve solo per interessare maggiormente il lettore. Forse ci si affida a questo espediente per far rivivere, in senso figurato ovviamente, la propria giovinezza, dove tutto è più bello, quasi magico, oppure per narrare di personaggi che ci sono rimasti in mente e che nella vita non hanno avuto la loro giusta luce.
Adriana Pedicini, come altri, è tornata all’indietro di anni, in un’epoca che sembra così diversa dall’attuale, un piccolo mondo ormai di ombre che lei con pazienza ed umiltà illumina. Sono semplici esseri umani, ma a loro modo sono dei protagonisti, perché per lei hanno significato tanto, al punto di conservarne la memoria e di farli riemergere dalla polvere del tempo.
Non ce n’è uno che non sia ricordato anche solo con una punta d’affetto, perfino Teresina, la scema di paese, che si trovava e si trova ancora nelle piccole realtà. La si potrebbe definire un’istituzione, ma mai derisa, osservata sì, ma con occhio compassionevole. Quelli che la città nasconde come fossero dei mostri, il paese restituisce alla collettività.
E poi ci sono i sapori di una volta, quello invitante del pane appena sfornato, preparato dalle abili mani della nonna Andreana, quasi un rito, che negli occhi di una bambina assumeva aria di mistero, il risultato di astruse formule magiche.
Ma non vado oltre, non voglio anticipare quello che il lettore desideroso di conoscere ciò che l’attuale società ha perso potrà trovare nei racconti di questa raccolta.
E qui sorge un’altra domanda: ma a chi dovrebbero interessare dei ricordi privati? A chi vuole conoscere le proprie radici, perché è dalla piccola storia di ognuno di noi che nasce l’epopea di una società, il modo di vivere della stessa, le sue speranze, spesso disattese.
Però non ho risposto ancora alla prima domanda, sul perché l’autrice è andata a rinvangare il passato. Certo, ama scrivere e le piace che qualcuno sia partecipe di quella è stata una parte della sua esistenza.
C’è però una ragione più profonda, che spesso non osiamo confessare: rammentare ciò che è stato, il nostro lontano vissuto è l’unica certezza che non abbiamo calcato inutilmente le strade di questo mondo, nel pur breve percorso che ci è riservato.
Sono tanti quindi i motivi per leggere questo libro, ben scritto, con una narratrice che non s’impone, ma si propone, e sono certo che molti personaggi non potrete dimenticarli, vi parrà di vederli, piano piano li farete vostri, entreranno in voi in un gioco di memoria a cui sarà assai piacevole partecipare.