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Il disagio della lettura
Ho già avuto modo di dire, riprendendo le parole del saggio critico (che ho commentato in precedenza e dal quale ancora una volta attingo) su Pier Vittori Tondelli, che lo scrittore di Correggio è stato variamente definito (“il Bukowski emiliano”, “il fenomeno Tondelli”; l’alfiere della “letteratura generazionale”) e ha impressionato per la “multiforme e polifonica … energia linguistica, espressiva, emotiva”. Quest’ultima qualificazione stilistica è tanto più vera se si confronta lo stile narrativo impulsivo e concitato degli scandalosi (furono messi all’indice per le bestemmie e la brutalità di alcune scene) “Altri libertini” con l’esposizione intimistica e tormentata di “Camere separate”.
“Altri libertini” è una raccolta di sei racconti su disagi collettivi e inquietudini giovanili degli anni settanta. Nel mio percorso di lettura e commento delle opere di Pier Vittorio Tondelli, fatico a parlare di quest’opera, che mi ha fatto “stare male” (espressione banale, ma efficace) durante i giorni della lettura. Ancor oggi, se ci ripenso, in me dilaga l’inquietudine nel ripercorrere gli stimoli mentali ed emotivi di racconti che trasudano malessere e rabbia nelle convulsioni di un’epoca – gli anni settanta - di disagio culturale, di sussulti che si sono propagati dal profondo e di estremismi viscerali. Un’epoca presente nei miei ricordi, un’epoca sulla quale lo stesso Tondelli – da intellettuale qual era - ebbe a dire: “Vorrei commemorare qui gli anni settanta, anni molto cari e molto amati per quello che hanno effettivamente rappresentato per un ragazzo che li ha attraversati dai quindici ai venti anni… essere giovani in quel decennio significò una cosa importantissima: essere presi in considerazione, avere la consapevolezza che il destino della società si giocava (ed era giocato) sulle proprie spalle. I ragazzi erano «la piazza»”.
In realtà la lettura delle vicende degli “Altri libertini” mi ha impressionato. Per il nichilismo che la pervade. Per l’uso di un linguaggio spesso violento, per la descrizione di immagini che prostrano. Ma soprattutto perché trovo incredibile che lo stesso artista che ha saputo profondere il lirismo di “Camere separate” abbia potuto scrivere pagine che sono un pugno nello stomaco di chi legge. Perché comprendo che forse solo chi sa toccare il fondo delle cose può raggiungere anche le vette più elevate.
Altri libertini fu pubblicato nel 1980 da Feltrinelli ed ebbe, soprattutto presso il pubblico giovanile, uno straordinario successo che indusse l'editore a predisporne tre edizioni. Nel frattempo la procura ordinò il sequestro dell’opera per oscenità e oltraggio della pubblica morale.
Oggi il testo è da molti considerato innovativo per linguaggio e stile: un mosaico tra slang giovanile, forme dialettali, abbondanti riferimenti alla cultura pop della musica, del cinema e del fumetto, ed è ritenuto importante per gli influssi che esercitò sulla letteratura dei decenni successivi.
Credo di aver fornito alcuni elementi perché ciascuno valuti – in ragione della propria sensibilità, interesse letterario e curiosità culturale - se leggere un’opera tanto controversa…
Bruno Elpis
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Almeno così mi sembra di aver capito...
Da parte mia, non mi attira per nulla...ciao, Bruno, buona giornata..
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Sai Bruno a volte mi trovo a pensare alla frase che tu riferisci e usata spesso :"Solo chi ha toccato il fondo può capire alti livelli..." e ti garantisco che mi fa tristezza...sembra che l'uno senza l'altro sia quasi impossibile...però lo so che è vera...purtroppo.
Pia