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Mutandine di chiffon
 
Mutandine di chiffon 2013-09-26 09:22:17 catcarlo
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
catcarlo Opinione inserita da catcarlo    26 Settembre, 2013
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Mutandine di chiffon

Smentendo titolo e sottotitolo (‘Memorie retribuite’) questo libro non è un’autobiografia e non contiene nulla di pruriginoso. La loro combinazione mostra invece , sin dalla copertina, l’umorismo sottile – nato nel riservato Piemonte e sviluppatosi con accenni britannici – del suo autore, una vita passata sui due fronti dell’editoria, quello della casa editrice e quello del romanziere, quest’ultimo ruolo giocato soprattutto in compagnia dell’amico Franco Lucentini. Il libro non è un racconto strutturato, ma una raccolta e risistemazione di articoli, piccoli saggi o prefazioni scritti nel corso degli anni per le più svariate pubblicazioni (da cui il ‘retribuite’) mentre l’intimo femminile si fa protagonista nel ricordo di una vecchia canzonetta e del suo (presunto) autore. Episodio assai divertente e che ben rappresenta il tono dell’iuntero volume, con lo scrittore che getta uno sguardo sorridente sul suo passato regalando una lettura certo non fondamentale ma estremamente rilassante e capace di alleggerire l’animo. Riusciti in modo particolare paiono la rievocazione di una adolescenza vissuta da sfollato sulle colline astigiane, dove si radica in lui la passione per i libri, il ritratto dell’amico Lucentini o quella specie di contrastato elogio alla famiglia che, quasi in conclusione, offre i migliori fra i passaggi di una comunque funzionale comicità: va sottolineato peroò che, più che agli affetti familiari, a Fruttero riesce (o interessa) l’esaltazione dell’amicizia. Ecco così la lunga serie di figure a lui vicine che occupa la parte centrale del volume, con tocchi di viva commozione per chi se ne è andato troppo presto, come nella sentita rievocazione dell’assassinio di Carlo Casalegno: è vero che, a lungo andare, ne esce il ritratto di un piccolo circolo di intellettuali che si muove tra Einaudi e Mondadori bastando un po’ a se stesso (però si parla di gente del calibro di Calvino e Soldati, tanto per fare due esempi) ma la leggera e sovente autorironica narrazione dell’autore – che procede tranquilla per poi accelerare in improvvisi elenchi che affastellano oggetti o particolari – fa scorrere le pagine senza intoppi. Uomo d’intelligenza acuta e stile brillante – con qualche sbandata verso la leziosità – Fruttero rievoca la sua vita come quella di un letterato a tutto tondo e si sente che ne è assai soddisfatto: se sono altri i libri con cui avvicinarsi alla sua opera, qui ci si ritrova volentieri immersi in un ambiente e in un’epoca perduti per sempre (come tutte quelle passate, del resto, avrebbe chiosato lui sorridendo).

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