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"In guerra la prima a morire è la verità " (Eschi
“Lettere contro la guerra” è una raccolta di sette lettere scritte da Tiziano Terzani tra il 2001 e il 2002, precedute da un’introduzione in cui ci spiega la ragione per cui si è sentito in dovere di metterci al corrente delle sue riflessioni e il perché siamo tutti destinatari delle sue parole di pace. Egli, dopo l’attacco alle Torri Gemelle del l’11 settembre, vuole scuotere le nostre coscienze ammonendoci di non continuare la nostra vita indifferenti a ciò che succede nel mondo e spronandoci a pensare come quel terribile gesto sia una buona occasione per rivalutare i valori della nostra e altrui vita, prendendo, finalmente, la responsabilità di riflettere sui rapporti tra diversi uomini. Mi piace la scelta di Terzani di trasmetterci il suo pensiero mediante delle lettere, lo trovo sicuramente uno stile familiare, più facilmente comprensibile, rispetto ad un vero e proprio saggio,perché più diretto. Tiziano Terzani scrive le sue lettere da differenti parti del mondo, tra cui Peshawar e Quetta ( Pakistan) e Kabul ( Afghanistan): ammiro la volontà di recarsi nei luoghi in cui c’è o è vicina la guerra per essere testimone in prima persona di cosa l’odio può generare e per ricordarci, con parole che trovano forza nell’esperienza diretta, che la violenza non si può combattere con altra violenza. I suoi scritti ci raccontano le cause politiche, economiche, religiose e culturali che sono alla base delle distruzioni di città e vite umane, di cui spesso le vittime sono civili. Ma non solo. La voglia di verità e il suo amore per il genere umano, lo spingono a chiedere alla gente dei luoghi in cui si trova il perché di tanto odio verso noi Occidentali e il loro pensiero sulla guerra. Il suo obiettivo, chiaramente, è quello di metterci al corrente di un altro pezzo di verità, sperando che una conoscenza più completa della situazione ci porti alla conclusione che l’unico modo per spezzare questa catena d’odio è proprio la non-violenza. In mezzo a tante parole che descrivono disperazione e terrore, Terzani incastona frasi che esaltano il valore della pace e che io, personalmente, trovo stupende. In differenti lettere ripete più volte gli stessi concetti, semplici ma che effettivamente, se osservati, potrebbero almeno renderci più tolleranti verso altri uomini. Ad esempio, ci chiede di guardare l’universo come un tutt’uno, bellissimo grazie alla sua diversità. Le sue ripetizioni, a mio avviso, ci mostrano come veramente egli sia convinto dei propri pensieri e ogni volta che li menziona questi sembrano acquistare peso maggiore. Delle sette, la lettera che preferisco è l’ultima, scritta dall’Himalaya e avente titolo “Che fare?”. Qui Terzani ci suggerisce di guardare al futuro e scegliere una cultura di pace, basata sull’onestà e non sull’utilità, per educare le nuove generazioni: parole ricche di buon senso di cui, attualmente, abbiamo un grande bisogno. “Lettere contro la guerra” è un libro che consiglio a tutti, avendo cura, però, di intraprendere questa lettura in momenti in cui si può dedicare ad essa l’attenzione che richiede e merita.
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Continua cosiììììì.....ciao,Pia.
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