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In caso di spontaneità
"Non so quasi niente di me stesso, in fondo. Sono, come credo tutti, un totale casino. È questo che avrebbe dovuto esprimere il libro, è questo che dovrebbero fare i libri, secondo me, esprimere il casino che siamo."
(da Sbagliare strada, Mauro Zucconi - In caso di spontaneità)
Uno degli aspetti più interessanti della scrittura di Mauro Zucconi è la sua capacità di presentarti un personaggio che sulle prime diresti afflitto da gravi nevrosi e anche indistricabili, a volte risibili paure, un personaggio irrimediabilmente compromesso dalla propria inettitudine, dalle proprie ansie, dalla propria incapacità di dialogare con i suoi simili, e poi spingerti in profondità attraverso il racconto fino al punto in cui ti accorgi, non senza un vago sconcerto e un sorriso sghembo, che stai iniziando a riconoscerti in quelle insicurezze, che l'apparente alienazione di quei disadattati in vario grado di apparente follia, appartiene in realtà alla realtà di chiunque abbia il minimo coraggio - e, perché no, l'autoironia - di riconoscervisi.
Personalmente non ho potuto non rivedermi spesso, e così chiaramente, nelle molte ed elaborate, versioni di sé che Zucconi ci offre. Ho sorriso, sbagliando strada anche io, per le molte volte in cui avevo sbagliato strada, come il protagonista di Sbagliare strada; ho ghignato con una punta di amarezza nella risoluzione drastica di arrendersi all'incapacità di comprendere il prossimo, come in Life Manager; non ho saputo evitare un certo imbarazzo durante l'esasperata ricerca di approvazione in Che la situazione permanga. Non mancano i momenti genuinamente divertenti (Cosa fare in caso di orso) o semplicemente toccanti (La sfera), e vorrei continuare. Ma credo sia sufficiente sottolineare che l'elegante lucidità e l'agile ironia con cui Mauro mette a nudo i meccanismi più intimi della psiche dei nostri alter ego, pur prendendo l'avvio da situazioni apparentemente paradossali, siano certamente gli aspetti più riconoscibili della sua scrittura.
"Era il tipo di donna capace di chiedere scusa a un mobile se ci sbatteva contro, il tipo di donna che si sente in colpa a priori, sentirsi in colpa era il suo stato di quiete, diciamo, quando si sentiva in colpa si sentiva anche a casa, sapeva perfettamente dove'era e questo le dava un senso di pace, e se per caso ti mettevi lì a spiegarle che non doveva scusarsi perché in effetti non aveva colpe per le quali scusarsi, lei si sentiva in colpa perché si stava scusando senza avere colpe per le quali scusarsi, e se tu, irritato dal suo continuo e nevrotico scusarsi, insistevi (...) la mandavi in pezzi, e allora ti ritrovavi quasi sempre nell'assurda situazione di rimproverare una persona perché non voleva capire che non aveva nulla da farsi rimproverare, e questo ti faceva sentire cattivo nel momento in cui avresti voluto sentirti buono (...)"
(da La signora Aiello, Mauro Zucconi - In caso di spontaneità)
Penso che il modo più semplice per stabilire quanto un libro ci abbia fatto compagnia, consista nel valutare lo spirito con cui si è giunti all'ultima pagina. Nel mio caso ne avrei volute ancora, di storie così, almeno un'altra, invece ero già in fondo, il viaggio dentro di me, dentro di noi, insieme a Mauro era finito.
E per il momento non mi resta che il suo blog.
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Davvero vissuta e sentita in prima persona la tua recensione.
Pia