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Bereshit
In principio.
In principio…domanda!
Come quando bambini si chiede: ehi, come ti chiami? Il “nome”, sì, il tuo nome!
Perché già comprendi che il nome è tutto.
Tu potrai cercare e poi trovare il tuo compagno di giochi e di avventure in quanto ne conosci il nome. Lo chiamerai fra tanti bambini e si girerà se lo riconoscerai di spalle e lo nominerai. Verrà da te perché anche lui sa come ti chiami: «ciao Israel», « ciao…».
Questo è l’incontro, perché per conoscere le origini e il significato di ciò che ti circonda devi avere la semplicità di un bambino che chiede e l’umiltà intellettuale di rimuovere strati e strati di polvere e sabbia per giungere infine alla tua terra, la tua madre terra.
E per arrivare a capire questa terra, dove scorrono latte e miele che nutrono e lasciano in bocca anche un buon sapore, il passo è breve, perché la lingua che si muove tra labbra e palato ne assapora il gusto.
Una madre potrebbe distinguere suo figlio solo dall’odore della pelle, un figlio riconoscerebbe sua madre anche dal sapore: di quella terra madre legata a una promessa questa è la madre lingua e noi potremmo essere anche suoi figli.
Una lingua i cui termini hanno radici comuni che affondano come dita in questa Canaan bagnata di rugiada e lubrificata di sangue, raggiunta dopo quarant’anni di deserto; forse più un codice religioso orale, sacro perché nascosto, che sigilla un patto in ventidue consonanti di forma retta e poco curva, che hanno anche una valenza numerica, e che una volta tracciate hanno configurato la religione del Libro.
Erri De Luca seleziona, racconta e interpreta, in questo libro che risale al 1991, passi e stralci del Libro il cui contenuto risale al mito e a eventi storici che hanno segnato i primi e intensi sussulti di un territorio martoriato come la Palestina.
Sembra strano ma i temi affrontati, allora come oggi, sono sempre gli stessi: la vita e il desiderio, la morte e il sogno, il male e il dolore, la giustizia e l’inganno, la guerra e il sacrificio, la pace e il dominio, l’essere e il divino.
L’uomo cambia pelle, ma non muta i suoi comportamenti, evolve tecniche e consuma nuove forme di energia ma il suo interno pensante rimane sempre legato a una affascinante evoluzione filogenetica che all’età dei patriarchi si era già abbondantemente conclusa. E come rettile aggredisce per istinto di sopravvivenza, come mammifero manifesta socialità ed emotività e come uomo fa uso selettivo della sua memoria e trasforma le sue esperienze in cultura.
Comunque uno la pensi non ci può essere superamento del Libro.
Un poeta come De Luca ne è conscio e sa benissimo che la sua interpretazione, forse la più fedele perché attuale dal punto di vista linguistico, rimane sempre un’interpretazione adatta a chi vede nella “parola” il senso umano del divino e non il contrario, la necessità del sacro inteso come elemento separato e personale e l’idea che questa vita, al di là di qualunque progetto metafisico, vada vissuta fino in fondo.
Finito di leggere” Una nuvola come tappeto” si inizia a riflettere.
Un altro “In principio”.
In principio…pensa!
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