Dettagli Recensione
She don't lie, she don't lie, cocaine
Cantava così nel 1977 Eric Clapton, “lei non mente, cocaina.”
Nel 2013, più che cantare ci ritroviamo a fare i conti con la cocaina, lo stupefacente che ce l’ha fatta sull’LSD e sull’eroina, esistita da sempre è ancora sulla cresta dell’onda, a far navigare nell’oro i narcotrafficanti, a mettere a posto i bilanci degli Stati nel mondo e a far naufragare gli uomini nel baratro della dipendenza e della perdizione fino alla morte dell’anima della nostra ingegnosa e avanguardistica società. E’ illegale maledizione, eppure circola e pure tanta e il giro è fitto tra tutti noi, senza esclusione di ceto, di credo, di salotto culturale, basta un tiro e lei scalda il cuore, le menti di quanti si lasciano sedurre da un attimo di felicità, effimera crudele e ignobile morte travestita di felicità.
Da qualche mese in Italia è tornato di moda parlare della droga e della sua ignobile collocazione nella vita quotidiana, da Saviano che ha intessuto il suo ben argomentato reportage fino a tre autorevoli scrittori come Carlotto, Carofiglio e De Cataldo che lo fanno nel modo più straordinario che sanno fare, quello di raccontare storie di fantasia, piuttosto raccapriccianti, che turbano e che fanno riflettere.
MASSIMO CARLOTTO. Ci riprova con un racconto ambientato nel Nordest, nella Padova dei malavitosi con le indagini dell’ispettore Campagna. Corruzione e colpi di scena dal finale aperto che non lascia molti spiragli all’immaginazione. Un Carlotto che non ho trovato al massimo dei suoi livelli. Ma pur sempre sopraffino nell’immedesimarsi in quei contesti che ritraggono uno spaccato poco conosciuto dell’ illegalità.
“Era proprio vero che la droga la sniffavano tutti, ricchi e poveri, laureati e ignoranti. Ma erano le aspettative che facevano la differenza.”
GIANRICO CAROFIGLIO. Credo che abbia creato uno dei più eleganti dialoghi col suo racconto “La velocità dell’angelo.” Scritto divinamente, con pathos e trasporto narra la storia di una donna intelligente che si lascia sedurre dalla perdizione, dalla follia nel nome della droga. Il più bello di tutta la raccolta.
“Non correre più veloce di quanto il tuo angelo custode non sia capace di volare.”
GIANCARLO DE CATALDO. In poche pagine ha racchiuso una rocambolesca storia che vede protagonisti un bel po’ di narcotrafficanti che hanno le loro reti di smercio in tutto il mondo, dalle piantagioni in Messico dei “campesinos” fino ad arrivare in Italia al soldo della ‘ndrangheta’, senza risparmiare nessuno. Avvincente e scalpitante fino all’ultimo bossolo sparato per un prestigioso conto in banca e per il desiderio di un attimo di gioia pura e candida come lei, la signora cocaina.
“Quale sarebbe il vantaggio?
- Entrare direttamente nel mercato europeo.
- L’Europa non conta più un cazzo.
- L’Europa forse no, ma gli europei come noi contano eccome, senor Rubio.”
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Commenti
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Mi fai pensare a dei ragazzi che conoscevo e che sono morti per la droga...il tempo passa...ma le cose non sembrano migliorate...purtoppo.
Pia
Personalmente ho perso così tanti amici per cause legate alle droga che non bastano tante dita di mani per contarle purtroppo, l'ultimo è deceduto quest'estate ed era un caro amico d'infanzia.
Chi si fa del male apprende il male solo dopo aver toccato il fondo....
Bella rece, interessante il libro.
Complimenti a Gracy...
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