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La doppia vita dei numeri – Commento di Bruno Elpi
Erri De Luca confeziona un testo teatrale in tre parti, con quattro personaggi (anzi cinque conteggiando Italia, la domestica passata a miglior vita, anzi sei considerando anche Napoli) in cerca d’autore.
Nell’introduzione l’autore tematizza le suggestioni che ispirano quest’opera breve: lo spirito, tutto napoletano, dell’ammuìna e della mimica, “la densità” della vita, la suggestione del teatro di Eduardo De Filippo.
Il soggetto che ne deriva è da interpretare, ma lo si può godere senza troppa “dietrologia”. Anche solo affidandosi al colore degli abbinamenti tra numeri della tombola e interpretazione della smorfia: “La tombola napoletana estrae insieme ai numeri anche una storia. E' il viaggio contrario a quello dei sogni, che da una storia venuta in sogno suggerisce i numeri da giocare al lotto”.
Quanto alla storia: alla vigilia di Capodanno due anziani fratelli (LEI e LUI) si ritrovano nella città partenopea pronta ad esplodere nei botti (“Non facciamo nessuna festa, passiamo la serata a chiacchierare fino a mezzanotte. La festa la fa la città. Resterà fuori dalla finestra”).
La serata è di tipo inerziale: “Niente ospiti, siediti. Facciamo un giro di tombola insieme a papà e mamma”. Però … però c’è un particolare non trascurabile: i genitori sono deceduti. Tuttavia “questa è la sera uno della loro presenza”. E puntualmente, mamma e papà si manifestano (“Sono giovani, vestiti anni cinquanta. Lei ha un cappellino dell’epoca, lui un cappello di paglia tipo panama”).
L’opera è un po’ ermetica. Forse, per essere compresa fino in fondo, richiede un retroterra di tradizione napoletana che a me manca. Per questo ha lasciato un vago senso di incompiuto a…
… Bruno Elpis