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Sensibilità e delicatezza
“La canzone cessò, lasciando echi di una dolcezza struggente.
Rimasero ancora abbracciati, ondeggiando leggermente.
Il ragazzo capì che era arrivato il momento di dirle della nave che fra poche ore lo avrebbe riportato a casa.
La ragazza si ricordò di una frase che le diceva sempre la nonna: che i sogni muoiono all’alba.”
(dal racconto I’m in the mood of love)
I racconti non hanno un grande successo di vendite nel nostro paese ed è un vero peccato, perché per loro natura (sono notoriamente più brevi di un romanzo) si possono leggere velocemente, anche nella pausa lavoro, e hanno il notevole pregio di portare una storia compiuta, cioè che nasce, si sviluppa e finisce, il tutto in poche pagine. Come per la narrativa più lunga se ne trovano di buoni e meno buoni, e fra i primi metterei quelli di questa nuova raccolta di Milvia Comastri.
Sono dieci prose, alcune delle quali piuttosto brevi, che, fra i tanti pregi, hanno anche quello di presentare storie non campate in aria, ma assai plausibili. In ogni caso va dato l’ulteriore merito all’autrice di portare alla ribalta personaggi non certo eroici, spesso umili, vittime sovente di una condizione imposta da una società classista, quale la nostra. Il tutto viene porto al lettore con delicatezza, senza imposizioni, e venato da un’accentuata sensibilità che smorza i toni eccessivi, amplifica la bontà dei sentimenti, lascia sempre uno spiraglio di speranza e, quando questo proprio non c’è, è solo perché la vita ha delle ineluttabilità a cui è impossibile opporsi.
In queste storie si passa dall’infermiere del reparto pediatrico-oncologico al giovane pescatore che, suo malgrado, va a lavorare in terraferma, dal libraio che la grande distribuzione gli impedisce di continuare a lavorare a un amore perso e poi ritrovato.
Si potrebbe dire che ce n’è per tutti i gusti e che le trame sono così variegate che è impossibile che non riescano ad accontentare tutti i lettori, perché c’è sempre la possibilità di imbattersi in qualcosa che si gradisce meno, ma è compensata da ciò che piace di più.
Personalmente quelli che mi sono piaciuti maggiormente, anzi che mi sono piaciuti tanto, sono Antonio e l’odore del mare e I’m in the mood for love.
Nel primo c’è un ambiente che si trova frequentemente negli scritti di Milvia Comastri, quel mare che è simbolo di libertà, e come tale difficile da mantenere, spesso da conquistare. Antonio e l’odore del mare poi introduce discorsi di ordine sociale, di disoccupazione, di lavoro ingrato, ma c’è anche una speranza, con quella scena di Antonio e di Amid, un immigrato marocchino, seduti all’ultimo piano dell’edificio in costruzione per la pausa pranzo e che guardano lontano, un orizzonte in cui si indovina il mare, un mare personalizzato per entrambi.
I’m in the mood for love è il racconto breve, semplice, ma struggente, di un breve incontro, di una parentesi d’amore che si apre e si chiude quasi in un battito di ciglia, con i due protagonisti che sanno che non potrà durare, ma che si abbandonano a un ultimo scambio di affetto come solo due ragazzi, nel corso di una guerra, sanno fare, per vincere la paura, per riprendere la speranza in un domani, anche se questo li vedrà separati.
Vi assicuro che questo racconto è stupendo, con un’atmosfera tenue ricreata in modo magistrale, poche pagine che da solo valgono l’intero libro, tanto sanno farsi cogliere dal lettore.
In ogni caso, il mio consiglio è che acquistiate Colazione con i Modena City Ramblers, perché merita, perché lì la banalità di non pochi autori moderni è bandita e anche perché ritrovare i sentimenti più belli porta a un etereo senso di serenità.