Dettagli Recensione
La più alta scrittura di Pavese
Quest’opera di Pavese, è composta da tre racconti indipendenti, tutti ambientati nella cupa Torino del dopoguerra. Il filo conduttore è rappresentato dallo squallore e dal degrado dei personaggi, intenti a prendere coscienza della propria condizione: cercando di sradicarsi dal proprio passato per reinserirsi in qualcosa di nuovo, disperdendo i veri valori della vita e dedicandosi esclusivamente al lavoro, inteso come unica salvezza in grado di ridare un senso all’uomo. Gli altri temi trattati nell’opera sono: la disperazione, l’ira, l’ozio e la vita intesa come continua lotta alla sopravvivenza, in cui il prossimo è l’unico antagonista dell’altro.
Nonostante le numerose critiche contrastanti piovute immediatamente dopo la sua pubblicazione e nonostante la monotonia e lo strano senso di depressione e di oppressione che aleggia dentro le vite e le vicende dei protagonisti, quest’opera è contraddistinta da una scrittura di rara qualità e difficilmente raggiungibile e una certa vena autobiografia che lega i racconti: tutti i personaggi rappresentano infatti, le follie interiori dell’autore, durante la lettura emergono nettamente il complesso verso le donne, la paura del sesso e soprattutto la paura e il malessere di vivere.
Indicazioni utili
Commenti
3 risultati - visualizzati 1 - 3 |
Ordina
|
Apprezzo tantissmo l'onesta della tua recensione, brava! :-)
3 risultati - visualizzati 1 - 3 |