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Memorie di un letterato
«Gli amici senza dubbio si muovono, seguono la loro via, si rendono ridicoli, sbagliano, perdono pezzi, spariscono per lunghi periodi; ma per me, ai miei occhi, la loro vera essenza è l’immutabilità, una sorta di persistenza naturale come di albero, di isola o di tempio greco, se vogliamo. Non è questione di lealtà, fedeltà, confidenza, affinità o altro. Stanno lì, ci sono comunque, li ritrovi anche al buio». Questa è una delle più belle definizioni dell’amicizia che io abbia letto. A scriverla Carlo Fruttero che, assieme a Franco Lucentini, ha costituito un famosissimo duo di giallisti. Ora, questa autobiografia si legge con enorme piacere e ci si rende conto del fatto che l’argomento chiave di molte di queste memorie è proprio l’amicizia. Fruttero ci parla della sua infanzia, le avventure giovanili in un castello piemontese, le scelte culturali e lavorative, tutto arricchito dalle sue personali considerazioni su ogni cosa; su tutto l’autore ha una sua precisa opinione e ce la suggerisce senza retorica. Ma la parte più importante del libro è, senza dubbio, rappresentata dai suoi rapporti con gli amici, quelli di una vita intera e quelli che lo hanno accompagnato solo per poco; amici famosi e non: letterati, editori, tutte le favolose persone che hanno lasciato un segno, Pietro Citati, Mario Soldati, il libraio Femore, Italo Calvino, ma anche tutti quelli che lo hanno aiutato nel lavoro, che lo hanno sostenuto e gli hanno suggerito spunti e riflessioni. E poi lui, Lucentini, il compagno di un viaggio letterario di grandissima classe. Fruttero ripercorre con nostalgia e freddezza insieme le tappe del loro rapporto lavorativo e di amicizia. «E’ un candido autentico, e perciò irresistibile». L’autore si rammarica di non poter descrivere l’amico in maniera esauriente, non gli basterebbe un libro intero per far capire, davvero, chi fosse Lucentini, figuriamoci un semplice capitolo all’interno delle sue memorie. Ma il messaggio arriva lo stesso e, assieme a quella di Lucentini, emerge la figura di Carlo Fruttero, letterato ed uomo di cultura che vuole condividere un po’ della sua vita con noi, in modo semplice ed immediato. «La notorietà non è la gloria e non merita atteggiamenti fieri».
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