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Un'opera d'arte
Un libro affascinante, che merita una considerazione di fondo. Tabucchi è scrittore brillante, profondo, uno scrittore che ha prodotto non pochi capolavori, tradotti in tutto il mondo. Basti citare “Sostiene Pereira”, un romanzo in cui alla scrittura semplice e puntuale s’aggiungono un encomiabile senso civico ed una profonda onestà intellettuale. Orbene : perché non si propongono almeno nelle scuole superiori questi testi commentati ovviamente da insegnanti preparati ? Innanzitutto porterebbero un’ondata di novità e di freschezza in un ambiente anestetizzato dalla soporifera lettura di vecchi cosiddetti “capolavori”, ormai non più attuali e sopportati stoicamente da torme di giovani assuefatti a tutto, e poi aprirebbero la strada a nuovi quesiti ed a nuovi argomenti più attuali (e più interessanti). Ciò premesso, “Racconti con figure” di Antonio Tabucchi è una raccolta lunga e articolata di annotazioni, considerazioni, racconti (alcuni già pubblicati, altri inediti) suggeriti dalla visione di opere d’arte ( riportate in premessa agli scritti) di vari Autori : si va dai preferiti Tullio Pericoli, Valerio Adani e Davide Benati (per i quali Tabucchi “sente” una profonda affinità) a Josè de Guimaraes, Maria Helena Vieira da Silva, Johannes Vermeer e moltissimi altri. La commistione tra opera d’arte e scrittura, che è poi l’ispirazione che Tabucchi trae dai quadri studiati ed amati, è qui perfetta . E’ nota la passione dell’Autore per la pittura, sin da quando, ancora bambino, s’incantava estatico davanti agli affreschi del convento di San Marco, passione che l’accompagnerà per tutta la vita sino a farlo rimanere “prigioniero” (come lui stesso afferma) davanti a “Las Meninas” di Velàzquez al Museo del Prado nel lontano 1970 : in “Racconti con figure” egli trasfonde nelle sue note questa passione ispirata da opere d’arte, le fa rivivere a modo suo, le interpreta raggiungendo a tratti una sorta di trasfigurazione mentale che lascia incantati. Si legga per esempio con attenzione il capitolo “Una notte indimenticabile” ispirato al quadro di Paula Rego “Senza titolo” del 2003 : la morte di Vanda, povera cagna sofferente e abbandonata, è descritta in modo struggente, cullata e accompagnata con una ninnananna verso “il suo niente di niente”. Oppure il capitolo “Gli eredi ringraziano”, ispirato al quadro “ La partie d’èchecs” di Maria Helena Vieira da Silva, del 1943, ed al memorabile testamento della pittrice : la scrittura diviene qui una sinfonia di colori, ove ogni tratto diviene storia, ed ogni colore prende forma e vita, “L’anima s’immagina quello che non vede” dice Leopardi (e Tabucchi lo riprende nella prefazione) : qui l’immaginazione e la scrittura di Tabucchi vanno oltre l’immagine e raccontano, come dice lo stesso Autore, l’ignoto che circonda le immagini stesse. Un mondo di immagini, di luci e colori in cui il lettore si perde come Alice nel paese delle meraviglie.
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D'accordissimo!!
Complimenti.