Dettagli Recensione
Un Benni...meno Benni!
Avete voglia di trascorrere un’oretta in compagnia di un buon libro, qualcosa di non eccessivamente impegnativo ma in grado di farvi sorridere e riflettere al contempo?
Allora leggete “Le Beatrici”.
Apprestatevi a gustarlo e a centellinarlo pagina per pagina, monologo per monologo, intermezzo per intermezzo, ma senza l’ambizione o la pretesa di riconoscere il Benni a cui tutti siamo abituati. Potrete così tifare per Beatrice che “sberleffa” il suo Dante, perché anche i più grandi miti possiedono un lato umano in grado di renderli più vicini ed autentici. Rimarrete annichiliti di fronte alla crudeltà dell’adolescente tutta griffe e preconcetti. Riconoscerete come figura del nostro tempo l’”industrialessa” che rimescola in un pentolone la sua disonestà ed i disumani successi imprenditoriali. Riderete di gusto insieme a Suor Filomena, la suora “ossessa controllata a vista dalla badessa” che racconta della sua vita imposta in convento. E ancora, volerete con ali neri e fantasiose insieme a quei vecchi e a quei bambini lasciati troppo soli davanti alla televisione e proverete compassione per Madame Lycantrophe, che ha trovato un compromesso con la sua natura lupina e non uccide più, perché sono gli altri, la società ad uccidere.
Il tutto condito da intermezzi poetici di tutto rispetto che seguono lo stesso filo del riso-amaro e dello sguardo ironico ed attento al nostro vivere attuale.
È vero, non è il Benni di sempre. Non ha la stessa verve, la stessa capacità di costruire il reale sul pungente inverosimile di cui è stato un vero maestro. Lo stile e la traccia di sé sono appena accennati…ma forse non è un caso che abbia concluso questa breve raccolta con le parole di De Andrè:
“Io non voglio che mi ricordiate
Nel trionfo, ma nella mia sera
Nelle cose che dissi tremando
In ciò che suonai con paura
Povere genti che ai menestrelli credete
Dimenticarvi di me non potrete…”