Dettagli Recensione
Piccola rapsodia della Luisona.
Quando incontrai, perché di incontro si trattò in verità, questo libro seppi, con grande ammirazione, che in Italia era già un cult.
Sono passati alcuni anni e, devo confessare, nessuno scritto di Benni mi è mai parso così stupefacente e fantasmagorico.
Perché il bar, al di fuori di qualsivoglia schematizzazione sociologica, è una scuola iniziatica.
La magnifica tesi sulla cravatta del vecchio da bar appare così esaustiva e insuperata: essa è quasi un'arma impropria, imporporata com'è di tabacco, grumi di sugo rappreso e caffé. Spesso i vecchi da bar come samurai provetti la utilizzano come arma da rapina sguainandola a mo' di katama nei vicoli malfamati.
E che dire di Renzo, il playboy da bar che si confonde con le sue stesse balle?
Come dimenticare la favola di Cenerutolo?
I goal da quaranta km di Piva?
E la Luisona?
Quante ne ho viste di Luisone in vita mia!
Racchiuse fra panini scrostapalati e brioches di pietra...
La Luisona che, se acquistata dall'avventore male accorto,dotata di vita propria si ribella, si fa strada all'interno dell'apparato gastrointestinale fino ad atterrare, magnificamente intonsa...ai piedi del compratore?
Non c'è che dire, il bar è una entità astratta i cui tipi psicologici ricordano una acribica categorizzazione junghiana.
E' vero, forse oggi bar così non se ne trovano più.
Come le lotte in bicicletta fra Pozzi e Girardoux.
Dio sa dove sono.