Dettagli Recensione
sorriso amaro
Un amaro sorriso è la sensazione provata dopo aver terminato il libro.
Si può ironizzare sulla precarietà? Si può ironizzare su una società che si sta abituando a non lottare più per un minimo di dignità? Ascanio lo fa.
Utilizzando l’ironia in maniera geniale, come strumento per arrivare in mezzo alla gente, come strumento immediato di “semplificazione” mirato non alla banalizzazione dello spaccato sociale raccontato, ma all’immedesimazione in esso.
La giusta dose di amarezza e di ironia, è questa la ricetta ideale che si snoda poeticamente nelle pagine del libro.
Quattro voci danno vita a LOTTA DI CLASSE, quattro vite che si intrecciano, che si sfiorano, che spesso raccontano, dal loro punto di vista medesimi fatti.
La voce di Salvatore di Marinella di Nicola e di Patrizia raccontati attraverso la voce teatrale di Ascanio che mette in scena temi attualissimi come: il lavoro precario, la mancanza di un nucleo familiare in grado di salvaguardarci e l’illusione che la donna possa diventare in un paese democratico qualsiasi cosa essa voglia.
Lo stile utilizzato ha un’impronta molto teatrale, ad esempio il modo in cui ripete le stesse frasi in diversi punti del libro, quasi a voler calcare la loro efficacia, per farle imprimere nella testa di ognuno di noi.
Ho una sensazione … anche se non ancora testata (se non vedendo Ascanio al cinema o alla t.v.) che questo racconto possa affascinare e rapire molto di più ascoltandolo che leggendolo.