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Veleno. Una storia vera
 
Veleno. Una storia vera 2020-04-06 18:50:01 AndCor
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AndCor Opinione inserita da AndCor    06 Aprile, 2020
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Alla fine, chi sono i veri diavoli?

Gli anni Novanta rappresentano un periodo storico alquanto complicato a livello mondiale per il boom di Internet che fa da lasciapassare alle piaghe della pedofilia e della pedopornografia online.
Oltre al traffico di esseri umani - fra cui anche minori - nella zona di conflitto fra Kosovo e Jugoslavia, i casi più eclatanti vedono il Belgio sconvolto da due terribili casi di pedofilia che coinvolgono oltre trecento bambini fra il 1996 e il 1998, gli USA con i programmi televisivi - sebbene talvolta sensazionalistici - dedicati sempre di più ad asili e sette sataniche, e l'Italia con il caso dei Diavoli della Bassa Modenese, mentre la legge si sta adeguando con norme specifiche e il PM Pietro Forno compatta tutte le principali procure.
E' il 1997, e ci troviamo nel 'mosaico composto da decine di migliaia di tesserine irregolari verde smeraldo e giallo ocra' che separano Mirandola da Massa Finalese: le accuse di pedofilia e satanismo che il 'bambino zero' Dario indirizza alla famiglia naturale aprono cinque filoni di indagine che coinvolgono complessivamente sedici bambini e i rispettivi parenti e maestri di scuola.
Un 'carosello di memorie fantasiose, piene di maschere, di uccelli squartati, di torte fatte con escrementi, di giochi erotici filmati e di persone volanti', corredato da violenze, pugnali e uccisioni di almeno una dozzina di bambini a settimana, che verrebbe compiuto durante la notte nei cimiteri della zona da parte di una setta capeggiata da un prete molto conosciuto: nessuno, a parte i bambini, ha visto né sentito nulla, ma tanto basta a costruire un circolo vizioso di condanne, assoluzioni, perizie e controperizie che sembrava essersi chiuso con la dimostrazione di un palese conflitto di interessi, ma che ancora oggi continua a turbare il sonno dei vivi e dei morti.

Uno stile laconico dai toni forti e distinti caratterizza lo zibaldone di testimonianze, documenti, sentenze e verbali raccolto negli anni da Pablo Trincia, che tuttavia pecca di parzialità esattamente come il modus operandi antiscientifico della difesa: manca l'approfondimento circa le accuse di abuso domestico che sono state confermate per alcuni degli imputati, ed è prepotente la necessità di trovare a tutti i costi un capro espiatorio in una psicologa, che, per quanto la Cassazione definisca 'oggettivamente inesperta' e con un approccio 'assolutamente censurabile' insieme alle colleghe, fa parte del complesso quadro di servizi sociali, centri antiabuso, polizia e PM che si è macchiato di manipolazioni, classismo e superficialità. A partire da una ginecologa che, oltre ogni ragionevole dubbio, ancora oggi opera privatamente a Milano nonostante in quel processo avesse dichiarato che 'l'imene può riformarsi'.

L'unica certezza è che 'i concetti di reale e immaginario si erano irreversibilmente fusi in un unico, grande calderone di incubi, ansie e manie di persecuzione', mentre incredulità, interrogazioni parlamentari, childgrooming, Criteria-Based Content Analysis, cherry-picking, effetto Placebo, effetto disinformazione, istinto di autoconservazione e potenti benzodiazepine raccontano di tutta l'inadeguatezza dello Stato in una drammatica caccia alle streghe che 'era come un buco nero. Più ci guardavo dentro e meno i suoi meccanismi sembravano rispondere alle norme di comportamento sociali e umane e ai rapporti di causa ed effetto che fino a quel momento avevo dato per scontati'.

'Dove si nascondeva il confine tra reale e immaginario? Chi lo aveva stabilito? E come? Non c'era modo di capirlo'.

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