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Verità o menzogna?
Siamo in provincia di Modena in due paesini che distano tra loro una ventina di chilometri, Massa Finalese e Mirandola, in quella fascia temporale che oscilla tra il 1997 e il 1998, quando la vicenda giudiziaria che coinvolge sedici bambini e i rispettivi genitori, amici e conoscenti di questi ultimi e talvolta perfino i loro stessi figli adulti, ha inizio. Una psicologa appena laureata, Valeria Donati e una serie di medici, assistenti sociali e case-famiglia, raccolgono le dichiarazioni di piccoli uomini e donne di età ricompresa tra i 7 e i 12 anni, dichiarazioni e susseguenti esami clinici, dai quali emerge con tutta evidenza ed oltre ogni ragionevole dubbio, che i suddetti sono stati oggetto di violenze. Ecco così che nell’estate del 1997, ad appena tre mesi dalle rivelazioni del piccolo Dario (il primo ma non ultimo delle presunte vittime), la rete dei pedofili (del diametro di una trentina di chilometri perché radicati tra Massa, Bondeno e Mirandola) viene identificata, le richieste di rinvio a giudizio partono e hanno luogo ben cinque processi che vedranno coinvolti uomini e donne con accuse di ogni genere (dalla pedofilia ai riti satanici) e a cui seguiranno suicidi, morti naturali a causa del dispiacere e condanne da scontare con anni e anni di carcere perché non c’è dubbio della reità delle prove addotte dall’accusa. Eppure, nella ricostruzione dei fatti, qualcosa non torna. Pablo Trincia se ne rende sempre più conto man mano che va avanti nella ricerca e man mano che inizia a leggere le carte, le sentenze e ogni atto meticolosamente raccolto in quei due decenni che si sono susseguiti tanto che non può sottrarsi all’investigazione, non può non interrogarsi su tutti quei buchi e quelle incongruenze disseminate tra un’inchiesta e l’altra. Perché tante sono le vite che sono state spezzate, talune tra loro collegate da un’amicizia, talaltre completamente sconosciute e tra loro assolutamente indipendenti e autonome. Cosa si nasconde dietro le dichiarazioni? I bambini sono stati sinceri? Oppure dietro le loro rivelazioni si celano forzature, induzioni da parte di quegli adulti che li hanno spinti nella ricostruzione su una determinata strada o che li hanno persuasi a credere in un qualcosa di fatto mai accaduto? E soprattutto, con e per quale interesse ciò sarebbe avvenuto?
Con dovizia e precisione certosina Pablo Trincia si cimenta nella ricostruzione di un’inchiesta che ha dello straordinario tanto è intricata e stratificata, una vicenda giudiziaria che non manca di conquistare il lettore e di tenerlo incollato alle sue pagine dall’inizio alla fine del componimento. Il risultato è quello di uno scritto capace di far riflettere su molteplici aspetti e che spinge a voler capire, a voler far chiarezza, a voler risolvere un mistero che ha condizionato l’esistenza di fanciulli cresciuti nel dubbio e senza i veri genitori e di adulti che hanno scontato pene ingiuste e che si sono visti portar via tutto quello che avevano. Dal lavoro, alla famiglia, alla dignità.
Un elaborato adatto a tutti, chiaro nell’esposizione, esaustivo nei contenuti e volenteroso di far luce su quell’ennesima ombra della nostra storia.