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“...ma dov'è Damasco?" (Nizar Qabbani)
Molto interessante, questo toccante reportage sui rifugiati siriani tra Libano e Turchia scritto dalla nota giornalista di Rainews24 Laura Tangherlini, la quale, per questo suo libro, ha potuto contare sulle importanti parole introduttive dei colleghi Gian Antonio Stella e Corradino Mineo.
Pubblicato nel 2017 da Infinito edizioni, “Matrimonio siriano” è, come precisa l'autrice, “un racconto di viaggio, una raccolta di testimonianze e voci, ma anche la storia di un matrimonio che vuole celebrare un doppio amore”: il forte sentimento tra due sposi e, nel contempo, quello nei confronti del popolo siriano che lei aveva già imparato a conoscere e ad amare circa dieci anni fa, quando ebbe occasione di trascorrere un periodo di studio della lingua araba a Damasco. All'epoca in Siria, Paese importantissimo dell'area vicino-orientale, perdurava uno stato di normalità e calma apparenti prima di precipitare, a partire dal 2011, nel baratro agghiacciante di un conflitto del quale percepiamo ancora l'eco sanguinosa degli spari.
Come in una sorta di diario di viaggio, e con una “affabilità” di scrittura che la rende subito apprezzabile, la Tangherlini conduce il lettore nelle periferie polverose, nei campi profughi, negli orfanotrofi da Beirut al resto del territorio libanese, fino a Reyhanli, in Turchia a pochi chilometri dal confine siriano. Tantissime le persone con le quali la giornalista ha parlato, anzitutto responsabili di ong, che operano sul posto per dare assistenza a più livelli, e profughi; tra questi ultimi, naturalmente, non si contano i bambini, orfani e non solo, i più innocenti e indifesi in quest'assurda guerra che, se addirittura non li ha fatti nascere nel triste esilio dei campi, li ha strappati brutalmente alle loro case di Aleppo, Damasco, Homs, Idlib e altre località messe a ferro e fuoco da “ribelli”, uomini di Bashar al-Assad o tagliagole di Daesh. Sono proprio i piccoli siriani coloro che la Tangherlini e suo marito Marco desiderano aiutare, portando loro aiuti concreti e un po' dell'allegria della festa di nozze.
Come testimoniano i racconti raccolti visitando un campo e l'altro, tutti, dagli adulti ai bambini, desiderano fare ritorno in Siria, poiché la vita da profughi, seppure accolti in nome di una fratellanza araba ormai ridotta a mero slogan di facciata, si rivela ben amara, quotidianamente alle prese con problemi economici e la mancanza di lavoro certo. Oltretutto, in un Paese come il Libano, dove negli scorsi decenni era già stato ospitato un gran numero di rifugiati dalla Palestina, si è inevitabilmente venuta a creare, nel vero senso del termine, una guerra tra poveri, tra profughi vecchi (palestinesi) e nuovi (siriani), dal momento che gli ultimi arrivati competono con i primi come manodopera a basso, bassissimo costo; per non parlare del dramma di chi, tra i siriani stessi, è di origine palestinese e, pertanto, si ritrova a vivere una duplice condizione di profugo. Insomma, una tragedia senza fine, mentre in tutti questi anni la bella e affascinante terra di Siria è stata deturpata e violentata nel peggiore dei modi ai danni dei civili inermi.
Lettura scorrevole e, considerato l'argomento trattato, di certo dolorosamente coinvolgente per gli amanti, in particolare, del Vicino Oriente e del mondo arabo in generale; peccato, però, per le diverse sviste sparse qua e là nel testo che, a tratti, danno l'idea di una cura editoriale talvolta un po' frettolosa. Preziosa, infine, la scelta di far precedere ogni capitolo dai versi del celebre poeta siriano Nizar Qabbani, traendoli dalla sua raccolta “Le mie poesie più belle”, pubblicata in Italia pochi anni fa (Jouvence, 2016): versi, quelli scelti da Laura Tangherlini, che si possono rivelare di triste attualità, ma anche di tenace speranza per un Paese martoriato che ha un bisogno disperato di pace.
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