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Testimonianze da Lampedusa
L’antropologo Marco Aime, torinese, insegnante appunto di antropologia all’Università di Genova, ha trascorso anni a contatto di chi accoglie i migranti che giungono sulle nostre coste. Ne ha registrato, così, le loro esperienze, il loro vissuto, le loro emozioni. E li ha narrati ne L’isola del non arrivo, un libro che è:
“una lezione profonda su responsabilità ed umanità.”.
Lampedusa è stata definita in variegati modi: terra di confine, di approdo, linea di demarcazione tra vita e morte, in realtà è tutto vero e tutto no. Perché:
“Trecento immigrati”, nuovi sbarchi e subito ci si immagina un’armata immensa di persone che ci si para davanti minacciosa. Poi, nella realtà quotidiana, finisce che ognuno di noi incontri uno, due, tre stranieri e che magari si trovi a parlare con loro, ad ascoltarne la voce: allora la massa, frantumata in singole persone, diventa accettabile, non fa più paura.”
Un saggio che è un caleidoscopio di parole, di ricordi, di memorie e di impressioni. Un diario di bordo scritto con un linguaggio narrato, profondo, intenso, perspicace. Con l’intento primo ed ultimo di capire, di comprendere, del perché qui:
“la gente arriva, approda, naufraga ma non sbarca!”.
Un invito, cortese e colto, a riconsiderare i migranti come uomini, senza mai smarrire la “pietas” verso lo straniero, nell’ottica precipua di:
“ascoltare a casa loro”.