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Il limite è il cielo
Saviano si lancia nella letteratura romanzata senza abbandonare la sua peculiarità di scrittore d'inchiesta, regalandoci una storia di fantasia che non si distacca minimamente da una realtà difficile che l'autore denuncia con il solito coraggio, la consueta lucidità, il grande amore per la sua terra di cui continua ad evidenziare i problemi non per denigrarla (come stupidamente e superficialmente qualcuno continua a dichiarare) ma, al contrario, per contribuire a combattere il male che la affligge. Lo fa con uno stile pregevole, trovando il giusto equilibrio tra una prosa di prim'ordine e un gergo giovanile infarcito di coloriti termini dialettali, senza perdere minimamente eleganza neanche durante le scene più cruente e davanti alle più triviali volgarità. In uno dei quartieri più difficili di Napoli, un gruppo di adolescenti cresciuti nel mito dei grandi boss mafiosi, reali o cinematografici che siano, sognano di diventare potenti, temuti e, ovviamente, ricchi. Siamo a Forcella e loro sono Briato', Tucano, Dentino, Drago', Lollipop, Pesce Moscio, Stavodicendo, Drone e Biscottino. A capitanarli Nicolas Fiorillo, detto Maraja. Piccoli delinquenti che fin dall'infanzia seguono modelli sbagliati, che imparano a sparare guardando video tutorial su internet, che infarciscono i loro discorsi di citazioni prese da film come "Il camorrista" o "Scarface". Ragazzi cresciuti troppo in fretta, in una città in cui bisogna "nascere imparato", in cui la realtà non la conosci piano piano ma ci nasci già dentro, in strade dove uno sguardo è segno di sfida, è invasione, manifestazione di potere; dove genitori ed insegnanti non hanno nessuna autorità, vengono visti come dei falliti costretti a sgobbare per guadagnare in un mese ciò che con lo spaccio, le estorsioni, le rapine si può guadagnare in pochi minuti. La vera scuola è la strada, è lì che si può imparare tutto il necessario per diventare qualcuno. Le forze dell'ordine sembrano totalmente in balìa della criminalità, in netta inferiorità numerica, con un arsenale ridicolo in confronto a quelli dei camorristi e con a stento i soldi per mettere benzina nelle loro pantere. E quando riescono ad arrestare qualcuno vengo fischiati, insultati, strattonati da una massa solidale con i criminali. In questo contesto, Nicolas e la sua banda si barcamenano dedicandosi ad attività per niente lecite che consentono loro di comprare vestiti e scarpe firmate, smartphone di ultima generazione, gioielli, ostriche, caviale e fiumi di champagne. Ma a Maraja e soci tutto ciò non basta, loro vogliono avere il potere, vogliono il rispetto di tutti, vogliono incutere paura in chiunque li incroci sulla propria strada. Allora basta lavorare per questo o quel boss! Bisogna costruirsi una "paranza" indipendente, non appartenere a nessuno, non stare sotto a niente. "Il limite è il cielo". Ma come possono farcela dei ragazzini non ancora maggiorenni? Nicolas mente furba, spietata e dotata di un'intelligenza notevole che purtroppo incanala nella direzione sbagliata, ha le idee molto chiare. La risposta è una sola: con il terrore. "Bambini li chiamavano e bambini erano veramente. E come chi ancora non ha iniziato a vivere, non avevano paura di niente, consideravano i vecchi già morti, già seppelliti, già finiti. L'unica arma che avevano era la ferinità che i cuccioli d'uomo ancora conservano. Animaletti che agiscono d'istinto. Mostrano i denti e ringhiano, tanto basta a far cacare sotto chi gli sta di fronte. Diventare feroci, solo così chi ancora incuteva rispetto li avrebbe presi in considerazione. Bambini si, ma con le palle. Creare scompiglio e regnare su quello: disordine e caos per un regno senza coordinate".
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