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Addà murì mammà
Nicholas è poco più che un bambino che vive in una famiglia come tante, padre insegnante e madre proprietaria di un piccolo negozio, famiglia che fa di tutto per fare vivere ai figli una vita normale e lontano dalla strada. Ma Nicholas vive in una realtà difficile, un quartiere dove la criminalità spunta da ogni angolo, così presto anche lui inizia a sentire il richiamo del potere e dei soldi facili e ci mette un attimo a finire in un brutto giro insieme ai suoi amichetti. Il resto del libro è un'escalation continua portata avanti da questi ragazzini: si parte da atti di bullismo, alle rapine, dal procurarsi un'arma allo spacciare, fino ad arrivare all'omicidio, tutte cose impensabili per le persone normali, figuriamoci per loro che sono poco più che bambini.
Saviano ci propone un romanzo che è a dir poco realistico, potrebbe essere benissimo la biografia di un qualche boss camorrista. La realtà sociale descritta è a dir poco sconfortante, ci mostra quanto in certi ambienti la mentalità camorrista e anche l'accettazione di certi comportamenti malavitosi sia una cosa così normale e radicata, che viene da chiedersi se sia un fenomeno che riusciremo mai a sconfiggere. Questi bambini aspirano a diventare ricchi, a vivere nel lusso più sfrenato, ad essere temuti e rispettati, e se per raggiungere ciò si deve diventare criminali, che problema c'è? Anzi, meglio! I camorristi della zona sono i loro idoli e vengono venerati come dei in terra.
Fortunatamente si tratta di realtà che sono lontane dalla maggior parte delle nostre vite, anche se forse sono più vicine di quanto non si creda e questo fa a dir poco paura. Saviano fa un ritratto di una triste realtà ma, checché se ne dica, secondo me non parla male di Napoli, anzi la sua denuncia è anche un modo per spronare la gente ad aprire gli occhi e a smettere di negare l'evidenza. Isoliamo questa gente, facciamo vedere che la mentalità può cambiare e che il potere non è in mano loro, ma per far questo bisogna cominciare dai bambini, dalle nuove generazioni che devono crescere imparando a condannare la criminalità che si annida intorno a loro invece che a considerarla una cosa normale.
Il romanzo mi è sembrato un po' lento e ripetitivo in certi punti, il fatto che le frasi fossero scritte per metà in napoletano dona realismo al racconto, ma per me che non conosco per niente questo dialetto, ha appesantito un po' la lettura.
In generale è un libro che è per certi versi sconvolgente e allucinante, così come la realtà che descrive ma proprio per questo va letto, e l'amarezza che ti lascia dentro alla fine, è qualcosa che non si scorda facilmente.