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Romanzo criminale napoletano
Maraja è, ad un tempo, il suo soprannome “di battaglia” e la sua ossessione.
Perchè il Nuovo Marajah è il locale incastonato sul golfo di Napoli dove, tra arredi vagamente esotici, scorrono litri di champagne... e la gente “importante”. Nicholas Fiorillo – questo il suo nome – è convinto che l'incondizionata disponibilità di un priveé in quel luogo, per sé ed i suoi amici, sia il punto di partenza per diventare un vero boss, temuto e riverito.
Nicholas Fiorillo è un bambino che vuole pensare da uomo. Come i suoi compagni, dai soprannomi improbabili ma indelebili: Dentino, Briato', Pesce Moscio, Drone, Tucano, Stavodicendo, Lollipop, Drago'... Bambini che vogliono pensare da uomini. Bambini della paranza.
“La frittura di paranza è tale quando tutto ciò che ti finisce in bocca puoi masticarlo senza identificarlo. La frittura di paranza è lo scarto dei pesci, solo nell'insieme trova il suo sapore. Raggiungere il gusto esatto è la battaglia che si compie sul ferro della padella, sulla spremuta d'oliva, l'olio, sull'anima del grano, la farina, sulla spremuta di mare, i pesci. Si vince quando tutto è in perfetto equilibrio, e quando in bocca la paranza ha un unico sapore.”
La farina è la corazza, l'olio è il battesimo del fuoco, la padella è il rischio, e Napoli è una bocca pronta ad assaporare, o a masticare.
Il perfetto equilibrio, l'unico sapore, è l'obiettivo ultimo di Nicholas Fiorillo, ciò che serve alla paranza dei bambini, pesci piccoli che vogliono crescere, per poter spadroneggiare nel proprio quartiere, poi nella città e nel mondo intero. Maneggiando pistole. Esercitandosi nella “stesa”. Affrontando le baraccopoli dei rom, i formicai cinesi sotto il Vesuvio, persino l'autorità dei casalesi.
Hanno le armi, un covo, la voglia di emergere. Ma più d'ogni altra cosa, a guardarli, hanno l'incoscienza: sono pronti a umiliare chiunque, perché non conoscono davvero la dignità; sono disposti a morire a dieci anni, come può esserlo solo chi non ha ancora capito cosa sia la vita.
Qualcosa de “Il signore delle mosche”, molto di “Romanzo criminale”: il quartiere di Forcella è una nuova Magliana; lo slang romanesco ha preso il ritmo sincopato del dialetto napoletano “imbastardito” (come lo definisce l'autore); la scalata verso il dominio veste altre forme ma resta identica nella sua insensatezza.
L'ultimo romanzo di Roberto Saviano perde qualcosa in originalità rispetto alle opere precedenti. Ma conserva i contenuti tipici dello scrittore napoletano, aggiungendovi un allarme preciso: l'età media della criminalità si sta drasticamente abbassando. E ciò significa che, in un certo ambito geografico, un'intera generazione è interamente persa, senza possibilità di recupero... E chi può dire di quanto quest'ambito si estenderà, anno dopo anno?
Qualcuno di loro ammazzerà. Qualcuno sarà ammazzato, o forse storpiato a vita in risposta ad uno “sgarro”(quello di aver osato ambire al posto di chi ora comanda). Qualcuno altro dirà: “ma tanto si ammazzano tra loro”. E “loro” sono bambini di dieci anni... frittura di paranza, in un modo o nell'altro.
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Commenti
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Fede
Non ho a disposizione più di un mese, nel senso che alla fine di gennaio riprenderà per me un impegno che mi allontanerà di nuovo dal sito. Tuttavia non ho resistito alla tentazione di recensire di nuovo qualche libro, per due motivi: il primo è che il giorno dell'inserimento di questa recensione ho passato il terzo anno di iscrizione al sito e sono entrato nel quarto; il secondo è che ho nostalgia di molti di voi, come recensori ma anche come amici virtuali. Anche quando non mi collego col mio profilo, tuttavia, vi seguo sempre o quasi.
Un saluto a tutti.
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